Conversione Falsa e Conversione Vera - Riflessioni in pillole
di Renzo Ronca 20-4-25
1)
Generalmente
si parla della conversione come di un obiettivo, in realtà non è un
obiettivo finale, ma è il punto di partenza di una vita che dedichiamo ad
amare Dio e il prossimo.
2)
La
conversione non è un semplice passaggio da una chiesa all’altra. Per i credenti ci sono mentalità da
rivedere e insegnamenti da apprendere. Se ad esempio uno ha una mentalità
rigida di tipo giudaico e mantiene quel tipo di mentalità, a nulla serve
cambiare denominazione. Stessa cosa per chi ha un modo superficiale di seguire
una comunità: se rimane superficiale non serve cambiare. È dentro che
avviene il cambiamento.
3)
La
conversione non è una conquista del singolo uomo per cui possa vantarsene; La conversione
parte sempre da Dio che si rivela al nostro cuore, e lo convince per il suo
bene degli errori che sta facendo.
Lo spirito nostro (minuscolo) si apre
allo Spirito di Dio (maiuscolo). Da quel momento le componenti della nostra
persona (spirito anima corpo) attratte dalla presenza spirituale di Dio
ritrovata, e sospinte dalla nostra volontà illuminata libera e consapevole, collaborano
al piano che Dio ha pensato per noi.
Inizia così un rapporto personale
che ci accompagnerà in misura crescente progressiva per tutta la vita terrena.
Tale processo di crescita o cammino o percorso, chiamato anche santificazione o
consacrazione, è generalmente sospinto dallo Spirito di Dio non solo sul piano
personale, ma anche in un confronto comunitario.
Questo cammino di santificazione personale
e comunitario è valido per TUTTI i credenti, che vengono anche chiamati
“santi”, indipendentemente dalle caste (classificazione, rango, corporazione,
livello) che alcune chiese ancora mantengono.[1] Quindi ogni cuore di una
persona maschile o femminile, può essere “reso sacro” da Dio, cioè
“sacerdote”, anche vivendo in famiglia e dedicandosi al suo lavoro.
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