Intelligenza Del Limite Rischi Interpretativi Sintesi
- di Renzo Ronca del 30-12-23 agg 5-6-25
Credo che Dio abbia posto dei limiti alla
conoscenza dell’uomo, per il bene dell’uomo stesso. È normale che l’uomo sia attratto
da Dio e voglia conoscerLo, sapere tutto di Lui e fare tutto ciò che Lui fa,
proprio come il bambino segue il suo papà e cerca di somigliargli; ma è anche
vero che ci sono conoscenze fuori dalla portata dell’uomo, almeno fino a che l’uomo
resterà una creatura terrena.
Dice Gesù in Giovanni 16:12 “Ho ancora molte cose
da dirvi, ma non sono ancora alla vostra portata”. Questa affermazione del Signore va presa alla lettera ed è valida
anche per noi oggi. Ma verrà il momento in cui Dio ci eleverà, e saremo uniti in
maniera inspiegabile alla natura di Gesù prima che si incarnasse, a quella di
Dio Padre…
Giov 17:5 Ora, o
Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima
che il mondo esistesse. […] 21 che
siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano
in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. 22 Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno;
Anche questa è una rivelazione del
Signore, ma la sua comprensione nello specifico, non è interamente alla nostra
portata. Voler andare a scandagliare troppo razionalmente, filosoficamente,
spiritualmente, prima del tempo, potrebbe farci cadere come caddero Adamo ed
Eva. […] So di una persona che aveva
infinte domande di cui non trovava le risposte esistenziali, e cadde in una
crisi profonda; poi si trovò alla presenza del Signore ed ecco che in maniera soprannaturale
in quel momento di unità col Signore (o “rapimento spirituale della sua
anima”), improvvisamente non aveva più domande da fare, perché le risposte
erano già davanti e dentro di lui. In quella Presenza sublime quella persona riceveva
una mente una sapienza superiore ed aperta momentaneamente da Dio stesso, che
si era collocata sopra la sua mente carnale. Per questo l’apostolo Paolo dice “1Corinzi
2:16 Infatti chi ha conosciuto la mente del Signore per poterlo
ammaestrare? Or noi abbiamo la mente di Cristo.” Ed anche Filippesi
4:13 “Io posso ogni cosa in
Cristo che mi fortifica”. Ma in
queste frasi i pastori devono spiegare bene, soprattutto quel “io posso ogni cosa” per evitare
fraintendimenti: Paolo è uno che ha visto Gesù risorto, che è stato
portato al terzo cielo e ha udito cose che noi non sappiamo; dunque era una persona
speciale consapevole delle altezze e profondità di Dio; e per questo e invita
anche alla cautela tra uomo spirituale e uomo terreno:
2Corinzi 12:1 “Certo
il vantarsi non mi è di alcun giovamento; verrò quindi alle
visioni e rivelazioni del Signore. 2 Io
conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa (se con il corpo o fuori del
corpo non lo so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. 3 E so che quell'uomo (se con il corpo
o senza il corpo, non lo so, Dio lo sa), 4
fu rapito in paradiso e udì parole ineffabili, che non è lecito ad alcun uomo
di proferire. 5 Io mi glorierò di
quel tale, ma non mi glorierò di me stesso, se non delle mie debolezze”.
Se questi passaggi non vengono compresi
bene si corre il rischio di essere manipolati dall’ingannatore accettando la dottrina
del “posso ogni cosa in Cristo”. Che poi nell’inganno diventa: “mi
basta essere battezzato, e dunque posso ogni cosa”. Un atteggiamento di questo genere se applicato male è pericolosissimo ed
apre alla magìa, non alla spiritualità cristiana.
Proverbi 9:10 “Il principio della saggezza è il timore del SIGNORE, e conoscere il Santo è l'intelligenza”. Vedete come il conoscere Dio sia legato al timore di Dio. E anche la traduzione di Dio come “il Santo” ci sospinge al significato di “santo” che è “il Riservato” “il Separato dal mondo”. L’intelligenza nostra sta appunto anche nel capire che per l’uomo terreno c’è un giusto limite stabilito da Dio.
È vero dunque che in noi è presente una intelligenza che ci attrae verso Dio, ma questa intelligenza passa in Cristo: 1Giovanni 5:20 Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna. Ora il Cristo, detto in un modo più semplice a capirsi, è Dio che si autolimita in un corpo terreno. Vedete che allora il concetto di limite fa parte dell’intelligenza stessa.
E chi regola il limite tra ciò che possiamo conoscere e ciò che invece è fuori dalla nostra portata? Non siamo solo noi cari fratelli e sorelle. A noi spetta il timor di Dio, l’ascolto l’ubbidienza rispettosa. Chi regola tutto è proprio il Signore con la Sua sapienza; infatti dice: Rom 12:2 Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.
Il rinnovamento della nostra mente non è alla nostra portata, cioè non possiamo gestirlo da soli, perché per poterlo fare occorrerebbe una mente superiore, divina. […] Allora la base della intelligenza dell’uomo terreno non è: “conosco tutto perché sono battezzato”, ma è invece: “Insegnami il mio limite Signore”.
Lo Spirito Santo
apre la nostra mente gradatamente, in base alla maturità di fede che mette in noi; ma conosceremo ogni
cosa quando sarò unito a Dio, nella trasformazione dopo rapimento o nella prima
resurrezione prima del millennio.
Giov 16:12 Ho ancora molte cose da dirvi, ma non sono ancora alla vostra portata. 13 Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutte le cose che ha udito e vi annunzierà le cose a venire. […] 22 Così anche voi ora siete nel dolore, ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia. 23 In quel giorno non mi farete più alcuna domanda. […]
Il limite fa
parte della nostra vita terrena; esso è necessario per molti motivi. Tra questi
c’è il non cadere nel peccato di orgoglio, ma non c’è solo questo, ve ne sono
altri che non ci vengono rivelati, come non fu rivelato a Giobbe il motivo
della sua sofferenza, che era nel cielo, in una dimensione a lui sconosciuta.
La tentazione nell’Eden consistette proprio
in questo cedere al desiderio di superare il limite, come abbiamo accennato altrove.
[…] Dio aveva progettato l’ingresso dell’uomo
nell’eternità (cioè nell’unità con Dio stesso) probabilmente con tempi e
modalità diverse, vale a dire avrebbe dato accesso all’albero della conoscenza
tra bene e male nella maturità dell’uomo, non nella sua infanzia. La fretta, il
volerci gestire da soli, il volerci appropriare dei tempi e di una conoscenza
fuori dalla nostra portata (cioè la gestione autonoma della vita del corpo,
dello spirito e dell’anima), costituì non solo il peccato come semplice
trasgressione di un comandamento, ma peccato come introduzione nel cuore di un
seme malvagio che intaccò appunto spirito anima e corpo. Il corpo soprattutto conobbe
la morte fisica e per questo dovette essere estromesso da un ambiente santo
come l’Eden. Ritroveremo l’ambiente santificato nel Regno millennale del
Signore dopo il Suo ritorno. […]
Correlazioni dello stesso autore:
- Video
studio youtube integrale da cui è tratto questa sintesi https://www.youtube.com/watch?v=4lUQYOWgdU4
- Trascrizione PDF integrale in https://drive.google.com/file/d/1o__aawRdv-wH7h-B4tApvE9LsA_yQxaf/view?usp=drive_link
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