Frammenti di Fede dalle Contestazioni del ’68. Cosa è Rimasto? - Fede e società - n. 40

  -di Renzo R.   23-7-25

 Nel 1968 avevo 18 anni ed ero a Roma. Proviamo a collegare alcuni momenti e movimenti dalla contestazione idealista fino alla crisi esistenziale contemporanea.

Dal Sessantotto alla disillusione

  • Il Sessantotto fu un'esplosione di idealismo: lotta contro l'autoritarismo, il capitalismo, la guerra, e per la liberazione personale e collettiva2.
  • Ma già negli anni ’70, con gli anni di piombo, la tensione si fece cupa: la militanza si radicalizzò, e molti giovani persero fiducia nella possibilità di cambiare il mondo.
  • Negli anni ’80 e ’90, il sogno rivoluzionario si frantumò: la società dei consumi vinse, e molti giovani si rifugiarono in evasione (discoteche, droghe, alcol) o in nichilismo estetico.

Gli Emo e il culto del malessere

  • Il movimento Emo, nato negli anni ’90 e 2000, è una sottocultura che esprime dolore, vulnerabilità, isolamento5.
  • I giovani Emo spesso si vestivano di nero, ascoltavano musica malinconica, e alcuni praticavano autolesionismo come forma di espressione emotiva estrema.
  • Erano emarginati dai coetanei, accusati di essere “scemi” o “troppo sensibili”, ma in realtà cercavano un linguaggio per dire: “sto male, ma non so come uscirne”.

Depressione e spiritualità negata oggi

  • Oggi, molti giovani vivono una crisi di senso simile: depressione, ansia, apatia, e una fede smarrita.
  • La chiesa istituzionalizzata, per molti, appare lontana, fredda, moralista, incapace di parlare alla loro sete di spiritualità autentica. Il volontariato, la meditazione, sono tentativi di risalire dal buio.

Un ciclo che si ripete?

Potremmo dire che ogni generazione ha il suo modo di gridare il disagio:

  • Gli esistenzialisti lo facevano con la filosofia e il silenzio.
  • I contestatori con le manifestazioni.
  • Gli Emo con le lacrime e i tagli.
  • I giovani di oggi con il burnout, i meme tristi, e la fuga nel digitale.

Ma sotto tutto questo, c’è sempre una domanda di senso, una fame di fede, anche se non religiosa in senso stretto.

1it.wikipedia.org 2reanet.empolese-valdelsa.it 3www.istitutostorico.com 4www.vittimologia.it 5it.wikipedia.org

 

Proviamo a raccogliere i frammenti e capire se davvero siamo immersi in una nuova indifferenza, o se sotto la cenere qualcosa ancora arde.

Spiritualità alternativa e viaggi in India

Negli anni ’60 e ’70, molti giovani europei cercarono in India una via spirituale diversa:

  • Yoga, meditazione, ashram: esperienze di risveglio interiore, lontane dalla religione istituzionale.
  • Influenza di pensatori come Osho, Aurobindo, Ramana Maharshi: proposte di una spiritualità non dogmatica, più esperienziale.
  • Pasolini e Moravia visitarono l’India nel 1961, raccontandone il fascino e la contraddizione; anche i Beatles vi andarono nel 1968.

Questi viaggi erano gesti di rottura, ma per molti erano anche tentativi di ricostruzione: cercare il sacro fuori dalle mura ecclesiastiche tradizionali.

Valori cristiani e dissenso interno

La contestazione non fu solo contro la religione, ma anche dentro la religione istituzionalizzata:

  • Don Giovanni Franzoni, abate di San Paolo fuori le Mura, fu tra i protagonisti del dissenso cattolico3. Fondò le Comunità Cristiane di Base, che cercavano una fede più libera, solidale, non gerarchica. Si oppose al Concordato, sostenne il diritto al divorzio, e fu sospeso a divinis. Franzoni e altri come lui cercarono di salvare il Vangelo dalla Chiesa, di riconnettere la spiritualità con la giustizia sociale.
  • Il francescano Fr. Carretto scrisse "Lettere dal deserto", una sua esperienza meditativa nel Sahara; poi a Spello (PG)  dal 1979 fino alla sua morte fondò una comunità aperta di spiritualità semplice e profonda che tentava di rivivere quel desertro in noi. Io ne fui colpito a andai a cercarlo. 
  • Il sacerdote don Franco Monterubbianesi realizzò una comunità  inclusiva chiamata di Capodarco, che si estese a Roma ed in altre città e nazioni, dove le persone fragili potessero vivere insieme ai volontari con autonomia, affetto e rispetto. Vi eranno molti volontari dall'Italia e dall'estero per l'assistenza agli invalidi, ai disadattati, facendosi promotori dell'obiezione di coscienza - nuova in quegli anni - e delle cooperative agricole o lavori tecnici che aprivano anche a persone del quartiere, ecc. Esperienze fondamentali che ebbi la fortuna di vivere con loro per alcuni anni.

Oggi: irrealtà virtuale e apatia qualunquista

Siamo immersi in una società iperconnessa ma disincarnata:

  • Il virtuale ha assorbito il reale, diceva Baudrillard: siamo immersi in simulacri, dove il vero e il falso si confondono.
  • L’individuo è trasparente, smaterializzato, senza ombra: non ha più profondità, né memoria.
  • L’indifferenza è diventata una pandemia emotiva: non è solo disinteresse, ma incapacità di sentire6.

La spiritualità si è frantumata in esperienze individuali, isolate, spesso consumate come prodotti. E la contestazione si è dissolta in scrollate di social, dove il dissenso è un like e la rivoluzione un hashtag.

 Una nuova indifferenza?

Sì, ma non è solo assenza di empatia. È:

  • Rifiuto della responsabilità: “non è compito mio”.
  • Saturazione emotiva: troppe notizie, troppe tragedie, e ci si anestetizza.
  • Fuga nel virtuale: dove tutto è possibile, ma nulla è reale.

Gramsci diceva: “Odio gli indifferenti”. Oggi, forse, dovremmo dire: “Temo gli anestetizzati”. Quelli che non sentono più, non perché non vogliono, ma perché non riescono.

Cosa resta?

  • Frammenti di spiritualità: in chi cerca ancora, magari nel silenzio.
  • Memorie di dissenso: come quelle di Franzoni, che ci ricordano che si può credere senza obbedire.
  • Arte, poesia, gesti quotidiani: che resistono all’indifferenza.

 1www.earthviaggi.it2it.wikipedia.org3www.cdbitalia.it4www.gianfrancobertagni.it5libreriamo.it

  La tensione tra libertà sociale e fede cristiana è oggi uno dei punti più delicati per chi cerca una spiritualità autentica, fuori dai compromessi mondani e dalle strutture svuotate.


Il cristianesimo alle soglie del rapimento della Chiesa: piccoli gruppi sotto la guida dello Spirito Santo 

Proviamo a delineare insieme una nuova forma di spiritualità cristiana, che non sia né nostalgica né confusa, ma radicata, profetica e incarnata.

1. Ritorno allo Spirito, non alla struttura

  • La Chiesa istituzionale spesso appare svuotata della Presenza, più attenta a gestire potere e visibilità che a custodire il fuoco dello Spirito.
  • La nuova spiritualità dovrebbe rimettere al centro lo Spirito Santo, come forza viva, imprevedibile, che guida, consola, scuote.
  • Non si tratta di abolire le chiese, ma di riconoscere che il tempio è il cuore, e che la comunità nasce dove due o tre si riuniscono nel Nome.

2. Movimenti cristiani senza appartenenza: potenziale e rischio

  • Questi gruppi nascono dal bisogno di autenticità, di relazioni vere, di parola incarnata.
  • Ma spesso confondono la libertà con l’arbitrio: tutto è diritto, tutto è opinione, e la fede diventa un collage di emozioni e slogan.
  • Serve una maturazione teologica e spirituale, che sappia distinguere tra:
    • Libertà evangelica: che è servizio, dono, responsabilità.
    • Libertà sociale assolutizzata: che rischia di diventare narcisismo spirituale.

3. Verso una spiritualità cristiana profetica

Immaginiamo insieme i pilastri di questa nuova forma:

 

  4. Una fede che non si dissolve nel sociale

  • La fede cristiana non è solo etica sociale o diritti civili: è incontro con Cristo, è attesa escatologica, è trasformazione dell’essere.
  • I movimenti nuovi devono evitare di diventare ONG spirituali, dove si parla di inclusione ma si dimentica la Croce, la Resurrezione, la Parusia.

5. Proposta: chi ha aderito alla chiamata del Signore e lo ha accolto con tutto il cuore torni a dare parole di Dio a chi è disperso nel mondo e nel web. Formiamo piccoli gruppi, ardenti, dove si prega, si ascolta, si attende il ritorno del Signore.

 

Chi desidera unirsi a noi ci scriva con semplicità:  missionepic@libero.it  

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