Il Silenzio di Adamo: Omissione Responsabilità e Tradimento - n. 35
-di Renzo R. 18-7-25
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Genesi 3:6 — “Ne diede anche a suo
marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò.”
Questa frase, spesso trascurata, rivela
che Adamo era presente durante la tentazione. Non era lontano, non era
ignaro. Era lì, ma non ha parlato, non ha agito, non ha protetto. Il suo
silenzio è una mancanza di responsabilità, non una semplice distrazione.
Riflessione spirituale
Il peccato di Adamo è omissione, complicità
silenziosa, rinuncia alla responsabilità.
Nel mondo, nella Chiesa, nelle famiglie, il male spesso non entra con la forza,
ma con la disattenzione.
Quando non custodiamo ciò che ci è affidato, qualcosa si rompe. Le
relazioni si svuotano. La fiducia si spegne.
“Sono forse io il custode di mio
fratello?” (Genesi 4:9) dove la domanda di Caino è il prolungamento del
silenzio di Adamo.
Eppure Adamo era stato preposto anche a
custodire:
“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose
nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.” (Genesi 2:15)
La parola “custodisse” (in ebraico: shamar)
indica protezione attiva, vigilanza, cura responsabile.
Non si tratta solo di lavorare la terra, ma di difendere ciò che Dio ha affidato.
Questo rende ancora più forte il
contrasto con il silenzio di Adamo in Genesi 3. Egli non ha custodito:
- né il
giardino,
- né il
comando di Dio,
- né Eva,
- né la relazione.
La domanda di Caino — “Sono forse io il
custode di mio fratello?” — è davvero il prolungamento tragico del
fallimento di Adamo. Adamo era stato posto come custode, ma ha taciuto.
Caino nega la custodia, e uccide.
Conclusione meditativa
Dio attribuisce ad Adamo la maggiore
responsabilità, persino la maledizione della terra.
Questo mostra che il suo silenzio è il cuore del peccato originale: non
solo disobbedienza, ma assenza di custodia, rinuncia alla vocazione,
tradimento della fiducia divina.
Riflessioni protestanti sul silenzio di Adamo
Dietrich Bonhoeffer (teologo luterano)
Bonhoeffer interpreta il peccato originale come rottura della responsabilità relazionale. Adamo non solo disobbedisce, ma non custodisce Eva, non esercita il ruolo che Dio gli ha affidato. Il peccato non è solo fare il male, ma non fare il bene quando si dovrebbe.
Karl Barth (riformato)
Barth vede nel silenzio di Adamo la
rottura della vocazione umana: l’uomo è chiamato a rispondere a Dio, ma
Adamo non risponde. Il peccato è alienazione, è assenza
di parola, è rinuncia al dialogo con Dio e con l’altro.
John Piper (battista riformato)
Piper sottolinea che Adamo non fu
ingannato come Eva (1 Timoteo 2:14), ma scelse consapevolmente.
Il suo peccato è più grave perché non intervenne, pur sapendo. È il
peccato dell’uomo che cede per compiacere, che non guida,
che non protegge.
️R.C. Sproul (teologo calvinista)
Sproul parla di peccato federale:
Adamo rappresentava tutta l’umanità. La sua passività è il
primo atto di fallimento dell’autorità spirituale. Il silenzio di
Adamo è il tradimento della sua posizione di capo.
Commenti cattolici
e ortodossi sul
silenzio di Adamo
Agostino d’Ippona
Nel De civitate Dei, Agostino
sottolinea che Adamo non fu sedotto, ma scelse
consapevolmente di disobbedire. Secondo lui, Adamo antepose la
creatura al Creatore, forse per non perdere Eva. Il suo peccato è complicità
emotiva, non semplice debolezza.
Ambrogio di Milano
Ambrogio afferma che Adamo è più
colpevole di Eva, perché non fu ingannato. Eva ascoltò una
menzogna, Adamo tacque e accettò. Il suo silenzio è rinuncia
alla responsabilità.
Ireneo di Lione
Nel Contro le eresie, Ireneo
non analizza la scena nei dettagli, ma insiste sulla trasmissione della
disobbedienza: Adamo ha infranto il comando consapevolmente, e
da lui è iniziata la caduta.
Tommaso d’Aquino
Nella Summa Theologiae,
distingue le posizioni dei due progenitori: Eva fu sedotta,
Adamo peccò volontariamente. Questo rende la sua colpa più
grave, perché non vi fu errore, ma scelta cosciente.
Joseph Ratzinger
Nei suoi scritti biblici, interpreta il
silenzio di Adamo come rinuncia alla vocazione ricevuta. Adamo non
esercita il suo ruolo di custode del giardino, del comando
divino, della relazione. Il suo silenzio è già disobbedienza
passiva.
Teologia ortodossa
La tradizione ortodossa, pur non
focalizzandosi direttamente sul silenzio di Adamo, insiste sulla responsabilità
personale e sulla rottura della comunione. Il peccato non
è solo un atto, ma una frattura relazionale. Il teologo
ortodosso Ioannis Zizioulas parla di ecclesiologia
trinitaria: la mancanza di risposta di Adamo rompe l’armonia tra Dio,
l’uomo e la donna. Il peccato è isolamento, auto-referenzialità, chiusura.
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