Abbandono a Dio Desiderio dell’Eternità, Non Fuga dalla Vita - Breve Pensiero - n. 143

 -di Renzo Ronca  30-9-25


L’abbandono a Dio è una irresistibile esigenza dello spirito, perché l’anima percepisce di essere nata da Lui e che la vera felicità consiste nell’essere riempita di Lui

Questo desiderio — che talvolta si manifesta come attrazione intensa, quasi fisica, verso il cielo — non è rifiuto della vita, ma richiamo dell’eternità.

Anche l’apostolo Paolo ha vissuto questa tensione: “Ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio; ma il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi” (Filippesi 1:23–24). Egli ha scelto di restare, per amore, per missione, per edificazione.

Quando questa esigenza si fa passione — dolore e desiderio insieme — può sembrare un innamoramento spirituale, una nostalgia ardente, o anche una stanchezza del mondo privo d’amore. Ma può essere anche la percezione della vicinanza del Signore, come quando la Sposa sente l’arrivo dello Sposo e vorrebbe correre incontro a Lui.

“Il Signore stesso, con potente grido… scenderà dal cielo… e così saremo sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:16–17)

Se Lui scende per incontrarci, e non resta in attesa nei cieli, allora anche noi, quando ne avvertiamo la presenza, desideriamo avvicinarci, non per morire, ma per vivere pienamente in Lui.

E forse, quando siamo “sazi di giorni”, questo desiderio si fa più forte. Non è fuga, ma compimento. Non è stanchezza, ma maturazione dell’attesa. È l’amore che si fa pronto, come il servo che veglia nella notte.


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