Perché il Cristianesimo Non Riesce ad Elevarsi? - n. 168

 -di Renzo Ronca  24-10-25


Riflessione su 1 Corinzi 3 e la condizione spirituale della Chiesa

 

1. La carnalità spirituale: un ostacolo antico e attuale

L’apostolo Paolo, scrivendo alla chiesa di Corinto, denuncia una condizione che impedisce la crescita spirituale:

“Non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali” (1 Corinzi 3:1)

La carnalità qui non è solo morale, ma ecclesiale. Paolo osserva la formazione di gruppi contrapposti all’interno della comunità:

“Io sono di Paolo, io di Apollo, io di Cefa…” (v.4)

Questa frammentazione è il seme del denominazionalismo moderno, che ha moltiplicato le chiese e le etichette, ma ha impoverito la comunione e la comprensione spirituale. Il risultato è una Chiesa incapace di elevarsi, distratta da dispute secondarie e incapace di ricevere le profondità dello Spirito.

 

2. La divisione come impedimento alla rivelazione

Cristo ha rivelato verità decisive:

“Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Giovanni 11:25)

Ma per comprenderle, occorre una mente spirituale, non carnale. Paolo scrive:

“Così ognuno ci consideri come servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele.” (1 Corinzi 4:1–2)

La fedeltà non è verso una denominazione, ma verso Dio. Se perdiamo tempo a discutere tra noi, a difendere posizioni ecclesiastiche, a giudicare gli altri, rimaniamo carnali. E la nostra comprensione della spiritualità resta superficiale, contraddittoria, sterile.

 

3. Esempi di elevazione spirituale

Marta non si fermò alla dottrina della resurrezione finale, ma percepì l’essenza di Cristo:

“Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio” (Giovanni 11:27)

Pietro lo riconobbe per rivelazione del Padre:

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Matteo 16:16–17)

Paolo incontrò il Risorto in rapimento spirituale (Atti 9:3–6; 2 Corinzi 12:2)

Questi esempi mostrano che la vera comprensione spirituale non nasce da appartenenze, ma da rivelazione e consacrazione.

 

4. Abbandonare le etichette per servire lo Spirito

La fedeltà a una chiesa non equivale alla fedeltà a Cristo. Il moltiplicarsi delle denominazioni ha introdotto politica, mondanità, polemiche sterili. Per questo, occorre un balzo spirituale:

– Abbandonare l’uso delle etichette – Evitare giudizi – Servire il Signore come i primi discepoli, anche “a due a due” (Marco 6:7)

Siamo tutti collegati per lo Spirito Santo alla Chiesa unica e vera che solo Dio conosce. Solo così potremo consacrarci all’unico Dio che sta per tornare.

 

5. Le distrazioni che ci impediscono di vedere

Mentre il mondo si prepara a eventi profetici, noi discutiamo ancora di:

– Velo sì, velo no – Feste ebraiche sì, feste ebraiche no – Vaccino sì, vaccino no – Preghiere ai defunti, assunzioni mariane, culto dei santi – Pantaloni, gonne, posti in chiesa, lingue come misura dello Spirito

Tutte queste cose distraggono. Il nostro spirito (minuscolo) non può elevarsi se non permettiamo allo Spirito (maiuscolo) di toccarci, trasformarci, santificarci.

 

6. Il distacco e la rivelazione

In Marco 6:1–6, Gesù viene disprezzato nella sua patria:

“E non poté fare lì alcun miracolo… E si meravigliava della loro incredulità.”

Poi, “passò all’altra riva” (Marco 6:53), dove:

– Moltiplicò i pani – Camminò sull’acqua – Guarì tutti quelli che lo toccavano

La rivelazione si sposta dove c’è fede. Noi, come vediamo Gesù? Siamo distratti dalle divisioni? Oppure ci rendiamo conto di quanto sta per accadere?

 

7. Conclusione

Per essere in Cristo, dobbiamo crescere rapidamente. Crescere significa diminuire il nostro Io, abbandonare l’idea che la nostra chiesa sia “più giusta delle altre”. Solo così potremo ricevere il dono della spiegazione delle profezie che stanno per compiersi. Solo così potremo diventare un tempio santo, preparato per il ritorno del Signore.

“Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.” (Apocalisse 2:7)




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