Una Porta Aperta nel Cielo – Apocalisse 4:1–2 - Studio - n. 146
-di Renzo Ronca 3-10-25
“Dopo queste cose, io guardai, ed ecco una porta era aperta nel cielo; e la prima voce che avevo udita, come di tromba, che parlava con me, disse: ‘Sali quassù, e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito.’ Subito fui rapito in spirito. Ed ecco, vi era un trono nel cielo, e sul trono stava uno seduto.” (Apocalisse 4:1–2)
Questa visione segna una soglia,
un passaggio tra la dimensione terrena e quella celeste. La porta aperta nel
cielo non è solo un elemento narrativo, ma un simbolo potente:
indica l’accesso alla rivelazione, la chiamata divina, la
possibilità di essere rapiti in spirito per contemplare ciò che è oltre.
Vediamo alcune prospettive:
Gesù come porta
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù dice: “Io
sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato…” (Giovanni 10:9). La
porta nel cielo può essere vista come manifestazione della Persona di Cristo,
che apre l’accesso al Padre, sia in senso salvifico che in senso
mistico. Alcuni, in momenti particolari, ricevono una chiamata spirituale
intensa, che può assumere forme diverse: rapimento mistico, visione,
preghiera profonda, intimità ineffabile.
Manifestazioni celesti nella Scrittura ce ne sono moltissime: Giacobbe vide una scala: “Ed ecco, una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.” (Genesi 28:12) → Questa scala è ponte tra cielo e terra, movimento tra le due dimensioni. Paolo fu rapito fino al terzo cielo (2 Cor 12:2). Ecc.
Contatto tra
l’anima e Dio
La porta aperta può essere anche una
metafora del contatto spirituale che avviene nella preghiera. Non sempre si
tratta di visioni o rapimenti, ma momenti di intensità variabile,
consapevolezza crescente, in cui l’anima percepisce la presenza di
Dio come avvolgente, penetrante, trasformante.
Alcuni sono chiamati a passare per quella porta, anche solo per un istante, per ricevere una rivelazione, una consolazione, una missione. Non è un privilegio elitario, ma una grazia sovrana, che Dio concede a chi quando e come ritiene opportuno.
Noi cercheremo di fare una riflessione sull’elevazione spirituale. La Scrittura ci offre visioni che sembrano oltre ogni misura terrena, eppure non sono favole né fantasie. Forse le più importanti sono quelle ricevuto dall’apostolo Giovanni: “Dopo queste cose, io guardai, ed ecco una porta era aperta nel cielo…” (Apocalisse 4:1)
Porta del cielo
dimensione celeste ed elevazione
Se ricordiamo gli esempi che abbiamo
visto sulle dimensioni temporali, e sul fatto che dall’alto Dio possa “bucare
i cieli”, la porta nel cielo può essere più reale di quanto si
pensi, e può essere aperta da Dio secondo la Sua volontà. Non è l’uomo a
forzarla, né la mente a immaginarla: è Dio che, da una dimensione sovrastante, prende
parte di noi, ci protegge, ci eleva, ci introduce nella Sua casa — e
lì, con immagini e parole adeguate alla nostra natura ancora limitata, ci
parla.
Questa elevazione può avvenire in modi
diversi:
- Un istante di preghiera intensa, in cui la mente si illumina per
una frazione di secondo.
- Momenti prolungati di contemplazione, in cui la pace di Dio avvolge
l’anima.
- Percezioni spirituali: voci, canti, visioni, simboli — che non sempre si comprendono, ma che lasciano un’impronta.
La realtà vera:
cielo o terra?
A un certo livello, diventa arduo dire quale sia la realtà “vera”: quella della nostra dimensione terrena, o quella dove dimorano Dio e gli angeli “se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa” (2 Cor 12:2). La linea del tempo umano è breve, fragile, orizzontale. Ma Dio la avvolge, la osserva da ogni punto, e può “bucarla” per entrare, per rivelarsi, per chiamare, elevare, e può in qualche modo renderci compatibili per vedere, ascoltare, capire.
Meditazione visiva
sulla presenza di Dio nel tempo umano
🔹 Primo disegno: la linea del tempo umano
Nel primo schema vediamo quattro linee orizzontali che rappresentano la vita del genere umano sulla terra dall’inizio nella creazione alla fine quando ci saranno cieli nuovi e terra nuova. La prima in alto col tratteggiato (perché ci siamo ancora dentro), ci appare quasi infinita. Ora immaginiamo di allontanarci sempre più nell'universo, ne vedremmo l’inizio e la fine e ci sembrerebbe più ridotta. Allontanandoci ancora vedremmo la vita terrena del genere umano sempre più piccola, come se fosse una brevissima linea racchiusa in un cerchio. Questa linea ripeto, rappresenta la storia dell’umanità, dal primo uomo all’ultimo uomo, vista da prospettive sempre più lontane, fino a diventare una traccia minima nel grande disegno dell’eternità.
Il cerchio che avvolge l’ultima linea cioè
l’umanità terrena disegnata in mezzo centimetro, è la presenza di Dio,
costante, immanente, eterna. Un cerchio perché non è semplicemente “attorno”,
ma equidistante da ogni punto della linea, cioè da ogni generazione, da
ogni istante. Questo significa che Dio è sempre al presente, non
vincolato dalla sequenza temporale. Egli vede, conosce e può intervenire in
ogni momento, come se fosse “ora”.
“Il Padre mio opera
sempre, e anch’io opero.” (Giovanni
5:17)
🔹 Secondo disegno: la comunicazione tra
cielo e terra
Nel secondo schema, il cerchio e la linea centrale sono gli stessi, ma compaiono delle frecce. La maggior parte delle frecce va dal cerchio verso la linea: sono gli interventi di Dio, le sue rivelazioni, consolazioni, chiamate, illuminazioni. Alcune frecce invece partono dalla linea verso il cerchio: sono gli slanci di risposta dell’anima, momenti in cui lo spirito umano, acceso dallo Spirito di Dio, per grazia, tocca l’eternità.
Una freccia doppia, blu, rappresenta il
dialogo profondo, il reciproco scambio tra Dio e l’uomo. Questo può
avvenire in forme diverse:
- Un’illuminazione mentale improvvisa, durante la preghiera
- Una percezione spirituale: voce, canto, visione
- Una contemplazione silenziosa, in cui l’anima si sente “presa” da Dio
Discernimento e
pericolo
Ma questo spazio di comunicazione è delicato
e pericoloso. Dove Dio apre, anche il nemico può cercare di infiltrarsi.
Satana e i suoi angeli si travestono da messaggeri di luce. Per questo è
necessario:
- Discernimento degli spiriti: per riconoscere la fonte
- Fondamento biblico: per interpretare correttamente
- Dono profetico: per inquadrare le visioni nel piano di Dio
Non illusione ma
una vera porta che Dio apre
La porta del cielo non è un’illusione.
Può anche essere una possibilità concreta momentanea o eterna,[1]
che Dio può realizzare in chi chiama, in chi cerca, in chi cammina con Lui. Non
è un privilegio elitario, ma una grazia sovrana. E quando accade, nel
caso di rapimenti mistici momentanei, non si torna indietro uguali: si torna più
consapevoli, più umili, più affamati di verità. Come Mosè,
che dopo l’incontro con Dio sul monte tornò con il volto raggiante (Esodo
34:29–35), anche chi sperimenta una certa elevazione spirituale non rimane
uguale a come era prima, avviene in lui un cambiamento. Questo cambiamento
può indicare soprattutto un’illuminazione interiore della luce di Dio,
che si può riflette anche esteriormente in vari modi. Ciascuno di noi, se ci si
fa caso, dopo una preghiera di adorazione vissuta in chiesa con solennità e
sincerità, appare un poco trasformato. E chi ci conosce, talvolta, può
notare in noi un’espressione diversa.
Tuttavia, questa eventuale trasformazione non va intesa come regola generale: la percezione del divino può prestarsi a inganni come abbiamo detto, da parte per esempio di spiriti seduttori che abitano dimensioni celesti che non conosciamo pienamente. Per questo è essenziale il discernimento spirituale e il fondamento biblico.
Conclusione: vivere
all’interno del cerchio
Viviamo dentro quella linea, ma sotto
il cerchio. Ogni istante è visto da Dio. Ogni preghiera può diventare
freccia. Ogni chiamata può diventare apertura. E ogni elevazione, se autentica,
ci riporta più umili, più lucidi, più affamati di verità. La porta
nel cielo (Apocalisse 4:1) non è un’immagine poetica, ma una realtà
spirituale. Dio può aprirla, e lo fa quando vuole, come vuole, per chi
vuole. Non è un privilegio dato a chi è bravo o ha studiato più degli
altri, ma una grazia sovrana. E quando accade, l’anima viene elevata,
istruita, trasformata. “Sali quassù, e ti mostrerò…”
(Apocalisse 4:1).
[1] E’ un’apertura
momentanea come ad esempio accadde a Paolo quando gli fu mostrato il terzo
cielo (2 Cor 12:2), o a Giovanni quando “rapito dallo Spirito” contemplò e
scrisse le visioni dell’Apocalisse; Un’apertura eterna invece quando il
Signore rapirà la Sua Chiesa e lo porterà nella casa del Padre.


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