Da Adamo a Caino – Peccato Paura Conflitti ed altre Considerazioni
-di Renzo Ronca – Luglio 2022
Questo scritto si inserisce come seguito dei seguenti nostri video Youtube: Video n. 142) LA PAURA RIFLESSIONE DALLA GENESI - Adamo ed Eva (https://www.youtube.com/watch?v=mUx4zZRH0Qc ) - Video n. 143) LA PROGENIE DEL SERPENTE E LA PROGENIE DELLA DONNA; SATANA OMICIDA DAL PRINCIPIO – (https://www.youtube.com/watch?v=0QcpUEig6UA )
ABBIAMO GIÀ ACCENNATO ALLA PAURA NEL VIDEO 142, quando parlammo del comportamento di Eva ed Adamo nell’Eden. Ci siamo resi conto che il peccato simboleggiato nel mangiare il frutto dell’albero del bene e del male ha significati e conseguenze molto profonde, molte delle quali sono ancora da scoprire. Tuttavia per quel che riguarda il nostro studio abbiamo notato come l’uomo, “contagiato” dal seme del serpente, non fu più lo stesso e precipitò nella constatazione della morte, invece che dell’eternità divina promessa dall’Ingannatore (Gen 3:4-5). La presenza dell’Eterno, l’ascolto della Sua voce, una volta fonte di serenità, divenne paura, vergogna, senso di colpa, con relativo istinto a nascondersi. E’ probabile che queste emozioni e modi di agire siano rimaste nel nostro istinto ancora oggi, seppure diffuse poi in una miriade di emozioni e comportamenti secondari. Il distacco da Dio che predisponeva alla Vita eterna, e la conoscenza del male senza la preparazione e la protezione del Padre celeste, causò una frattura sconvolgente, insanabile, tra Vita perduta e morte presente, ineluttabile; pur con la memoria di un Dio tanto caro che ci aveva creati e che non potevamo più incontrare come prima. Anzi è proprio la memoria inconscia di Dio o, come dico spesso, del Suo imprinting in fondo al nostro cuore, che ci causa irrequietezza sconforto e sofferenza; perché è illogica la morte davanti a Dio ed è invece istinto spirituale naturale per noi voler essere uniti a Dio, essendo parte di Lui. Questa frattura nella nostra persona è così profonda radicale immensa, che nessun tentativo umano può nasconderla o risolverla (come lo sforzo di coprirsi con le foglie di un albero in Gen. 3:7). Ci volle solo l’amore di Dio che ci rivestì con le tuniche di pelli (Gen 3:21) che anticipavano la nostra liberazione per i meriti dell’Agnello ucciso, per rivestirci di salvezza strappandoci dalla condanna a morte.
I sentimenti istintivi dei nostri
progenitori abbiamo detto, potrebbero essere stati ereditati da tutto il genere
umano, per questo non ci dobbiamo meravigliare anche oggi di vederli.
Prendiamo per esempio la mancanza di responsabilità e l’accusa agli altri per discolpare noi stessi. Adamo dà la colpa ad Eva (e in maniera indiretta a Do stesso: “la donna, CHE TU mi hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero..” Gen 3:12) ed Eva dà la colpa al serpente. Anche oggi per esempio, è rarissimo trovare (almeno nel nostro Paese) un dirigente che si assuma la responsabilità di un fallimento, di un errore, e chieda perdono. L’atteggiamento più comune quello di negare sempre la verità o comunque di addossare la colpa ad un altro o magari al proprio capo a cui “non potevano dire di no” (non è stata forse questa la linea di difesa anche dei nazisti? Me l’hanno ordinato che potevo fare?). E’ talmente bene orchestrata questa strategia che il colpevole, ad esempio nella politica che vediamo tutti i giorni, con la giusta propaganda mediatica fa passare se stesso per vittima, assumendo addirittura il ruolo eroico di chi combatte coraggiosamente per il bene; egli si trasforma così in quello “bravo e giusto” che non dà mai le dimissioni, anzi al contrario lui non molla, resiste, perché è “bravo e giusto”, lo fa per il popolo, per noi, con il plauso dei suoi cortigiani o degli ingenui.
CAINO (Gen 4:1-15) fu il primo figlio di Adamo ed Eva.
Conosciamo la storia: Caino offrì a Dio dei prodotti vegetali perché lavorava
la terra, che però Dio non accolse e preferì l’offerta di Abele, cioè degli
animali visto che era allevatore. Vista così la decisione dell’Eterno può
lasciarci perplessi. Ci manca qualcosa.
Partiamo da quello che dice l’apostolo
Giovanni: 1Giov. 3:10 “In questo si distinguono i figli di
Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come
pure chi non ama suo fratello. 11 Poiché questo è il messaggio che
avete udito fin dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 12 Non
come Caino, che era dal maligno e uccise il proprio fratello. Perché l'uccise?
Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello erano giuste.”
Se ci fate caso questo passo sembra
quasi riprendere il filo del nostro discorso accennato nel video precedente, il
143, sulla “progenie della donna e la
progenie del serpente” in Gen 3:15.
Giovanni qui dice che Caino “era dal
maligno” (ek tou ponerou), ovvero «non in
comunione con Dio» [Diz. GBU]. Quanto
dice Giovanni nel v.10 “In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del
diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama
suo fratello.” calza in maniera
perfetta a Caino. Caino, che era dal maligno, figlio de diavolo, non poteva
amare il fratello, e per invidia l’uccise. «Il cuore di Caino non era retto;
Iddio respinse la sua offerta. Allora si manifestò il vero carattere di Caino:
geloso, collerico, insensibile alle esortazioni a lottare contro il peccato,
criminale e bugiardo. Quando fu pronunziata la condanna, l’omicida non mostrò
alcun segno di pentimento, ma solo la pura del castigo» (Diz. René Pache). Ma
attenzione, è facile cadere in quella distorta
concezione della predestinazione, che ci farebbe dire: “Caino DOVEVA
per forza essere così, era predestinato, c’era bisogno di lui come primo
omicida…” A volte questa dottrina si attacca ai nostri pensieri e si potrebbe
cadere in una specie di fatalismo in
cui nei momenti di sconforto, magari quando qualcuno che stimiamo ci accusa di
un grave peccato, arriviamo a pensare: “forse ha ragione, per me oramai non c’è
salvezza, non c’è niente da fare, che posso fare oramai… meglio morire, così
soffro di meno”. Questo modo di pensare, è una grave errore; non viene da Dio,
ma da Satana che, come sappiamo, è stato “omicida fin dal principio” e il suo
obiettivo è sempre quello di distruggerci.
Ritengo che se Dio esortò Caino a
combattere contro il peccato che lo sospingeva, significa che Caino ce
l’avrebbe potuta fare se avesse avuto un minimo di fede. Le parole di Dio, che
tentò un paterno dialogo con lui, sono molto importanti: Dio intervenne in un
momento di irritazione e di abbattimento, per l’offerta rifiutata.
Non era ancora esploso nella rabbia omicida, poteva ancora fermarsi,
riflettere, fidarsi delle parole dell’Eterno: Genesi 4:3 Avvenne,
dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al
SIGNORE. 4 Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge
e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma
non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il
suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché
sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci
bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla
porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»
La domanda di Dio non è retorica; Egli
voleva invitare Caino a ragionare, ad aprirsi per osservare ed osservarsi, a
non richiudersi in se stesso, dove sarebbe stato facile preda di una miscela
esplosiva (abbattimento e irritazione).
Le emozioni scomposte, non elaborate,
che derivano da una prima impressione, come quella di chi è convinto di aver
ricevuto una ingiustizia, possono essere molto pericolose una volta che
diventano azione. Personalmente credo che se Caino avesse dato una minima
importanza alle parole di Dio e si fosse fermato a pensare, magari chiedendo il perché della non accoglienza
della sua offerta, Dio glielo avrebbe spiegato.
Nell’abbattimento e nella irritazione,
il rimuginìo dell’insoddisfazione e dell’apparente ingiustizia subìta,
amplificata da Caino giorno per giorno, senza dare spazio alle parole di Dio,
lo portarono all’esplosione
dell’omicidio: Genesi 4:8 “Un giorno Caino parlava con suo fratello
Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e
l'uccise.” Quello che ci serve capire è che non è automatico che certe
condizioni oggettive, come quelle in cui si trovò Caino, debbano portare
all’omicidio. Dio mise in evidenza non le difficoltà del male, come se avessero
potenza in se stesse, ma la reazione nostra di fronte all’azione del male: Gen 4:7 “Se agisci
bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla
porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!” Il peccato sta spiando tutti noi, e sta
spiandoci alla porta. Questo richiama un altro versetto dell’apostolo
Pietro: 1Pietro 5:8 “Siate sobri,
vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente
cercando chi possa divorare”. Il diavolo che, lo ripeto “è stato omicida
fin dal principio” (Giov 8:44) è sempre in agguato ma la sua azione iniziale è
FUORI DI NOI, non ha possesso di noi. Se noi coltiviamo i pensieri sbagliati
come irritazione e abbattimento che possono diventare depressione e
aggressività, è facile che Satana entri in noi facendoci perdere il
controllo. Noi possiamo dominare il
male. In che modo? Non perché siamo più forti del maligno, ma perché Dio
stesso non permetterà mai che la tentazione del peccato sia superiore alle
nostre forze: 1Corinzi 10:13 “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia
stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le
vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la
possiate sopportare”. Anche nelle peggiori situazioni di sconforto e di
tristezza che possano esistere, Dio
stabilisce dei limiti oltre i quali Satana non può andare: Giobbe
1:12 “Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, tutto quello che possiede è
in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona». E Satana si
ritirò dalla presenza del SIGNORE”. E anche se ci sembrasse di non farcela
più fisicamente e fosse colpita la nostra persona, lo stesso, Dio stabilisce
dei limiti: Giobbe 2:4 “Satana rispose al SIGNORE: «Pelle per
pelle! L'uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita; 5 ma
stendi un po' la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti
rinnega in faccia». 6 Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, egli
è in tuo potere; soltanto rispetta la sua vita»”.
In conclusione, vorrei esagerare nel modo di parlare, se anche se noi moriamo fisicamente, se abbiamo fiducia nel Signore, Dio non permette che siamo vinti dal male: Romani 8:31 “Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? 32 Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». 37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, 39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” Gloria a Dio.
C’è solo un potere davanti al quale
lo stesso Dio si ferma, ed è la nostra libertà di scelta. Il Signore ha voluto lasciarci liberi di non
seguirLo, liberi di andare lontani da Lui. E’ un po’ difficile capire questo
tipo di amore, ma è così. La massima espressione dell’amore non è il possesso,
ma ricevere la libertà di corrispondere all’amore dato oppure no. La grandezza
dell’amore di Dio può essere davvero questo Suo ACCETTARE una consapevole
scelta dell’uomo di andarsene per conto suo, aspettando, fin quanto possibile,
fino all’ultimo secondo, che quel figlio amato si ravveda e possa tornare.
Ma
Caino non diede ascolto alle parole di Dio. Questo è il punto. Caino non diede un minimo di fiducia in quello che
gli venne detto dall’Eterno. Il suo
peccato principale fu la mancanza di fede. Fu questa mancanza che poi,
lasciando spazio al rancore, convinto di essere stato trattato ingiustamente,
dopo qualche giorno, lo portò a farsi giustizia da sé, in preda alla violenza
omicida.
Se Caino avesse accettato l’amorevole
invito di un Padre celeste ad aprirsi a parlare, probabilmente Dio gli avrebbe
spiegato che il significato educativo dell’offerta vegetale rifiutata, ovvero
il significato dei sacrifici animali con “spargimento di sangue” che poi
sarebbero stati il centro del culto giudaico fino a Gesù Cristo, “Agnello” offerto in sacrificio
per il peccato
Parte 2 – RISVOLTO DELLA PAURA IN CAINO PRIMOGENITO
Potremmo fare una riflessione
generale: questo è il destino attuale dell’uomo: nascere in un mondo
“ingiusto” (Brueggeman); dover fare subito i conti con situazioni odiose,
difficili, come una maledizione presente nella terra di cui inevitabilmente si
fa parte. Tutti siamo messi di fronte all’amarezza di una vita compromessa. Possiamo
adattarci accettandola con l’aiuto di Dio, in una protezione possibile anche se
non meritata (le tuniche di pelli), oppure ribellarci a andarcene lontano da
Dio, per un destino autonomo facendo come ci pare.
Gen
4: 16 “Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE e si stabilì
nel paese di… “ Questo “Caino si allontanò dalla presenza del
SIGNORE” va inteso sia in senso geografico e sia in un senso spirituale. In
Gen 4:16-24, vediamo che, anche se apparentemente si può prosperare, l’assenza
di Dio fa prosperare anche la malvagità:
nella discendenza di Caino infatti vediamo molti figli[1],
allevamento, musica con cetra e flauto per divertirsi, scoperta ed elaborazione
di strumenti in ferro e bronzo, ma anche aumento del peccato e della superbia,
infatti Lamec, uno dei discendenti di Caino, fu il primo a prendere due mogli
(v.19) e uccise due volte (v.23) vantandosene con superbia, come se la vendetta
fosse un merito: Gen 4:23 Lamec
disse alle sue mogli: «Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec,
porgete orecchio al mio dire! Sì, io ho ucciso un uomo perché mi ha ferito, e
un giovane perché mi ha contuso. 24 Se Caino sarà vendicato sette
volte, Lamec lo sarà settantasette volte».
Gen 4:25 Adamo conobbe
ancora sua moglie ed ella partorì un figlio che chiamò Set, perché, ella disse:
«Dio mi ha dato un altro figlio al posto di Abele, che Caino ha ucciso».
In
Gen 5:6-32 vediamo la sua discendenza fino a Noè. In questa compare tra
l’altro quell’Enoc che conosciamo già: Gen
5: 24 “Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese”.
Si tratta della stessa genealogia di
Gesù che viene scritta in Matteo 1:1-16
(partendo da Adamo fino a Gesù) e in Lc
3:23-38 (a ritroso partendo da Gesù fino ad Adamo).
Da un certo
punto di vista potremmo chiamare simbolicamente in modo generico i discendenti
di Caino “i figli del diavolo”, cioè quelli che crescevano seguendo il loro
egoismo senza Dio; e i discendenti di Set come “i figli di Dio”. Come a dire
che la terra si popolò di due rami di uomini (simbolici o reali non
sappiamo con certezza) caduti dopo il peccato in Eden: un ramo con quelli in
cui l’assenza di Dio era predominante, ed ebbero la loro evoluzione sociale nel
mondo (con una involuzione
spirituale), e un altro ramo con quelli
in cui il desiderio del legame con Dio ancora sussisteva, e mantennero questo
contatto di fede con l’Eterno. In questo secondo ramo in qualche modo questa
continuità di fede restò nel millenni, fino ad arrivare a quei “rimanenti del popolo di Dio” che poi,
come Enoc, sarà rapita prima della tribolazione. Una “rimanenza” benedetta in
cui, se resteremo fedeli nel timor di Dio, potremmo essere anche noi.
Se infatti
osserviamo con attenzione Gen 5:1-3 leggiamo:
Gen 5:1 Questo è il libro
della genealogia di Adamo. Nel giorno che Dio creò l'uomo, lo fece a
somiglianza di Dio; 2 li creò maschio e femmina, li
benedisse e diede loro il nome di «uomo», nel giorno che furono creati. 3 Adamo
visse centotrent'anni, generò un figlio a sua somiglianza, a sua immagine, e
lo chiamò Set;.. Notiamo che Dio fece Adamo a Sua somiglianza e Adamo
fece Set a sua somiglianza. Nella Scrittura rivolta a Caino non mi pare si
accenni ad una qualche frase simile di somiglianza con Dio. Probabilmente è un
modo letterario per evidenziare con Set la continuità della giusta dipendenza
dell’uomo da Dio, seppure dopo il peccato.
Vorrei
evidenziare meglio questo punto che mette a confronto due tendenze, due modi di
vivere, con Dio e senza Dio. Da come
capisco, nell’uomo, in tutti gli uomini nati dopo il peccato dell’Eden,
viene trasmessa una EREDITÀ GENETICA E UNA EREDITÀ SPIRITUALE.
L’uomo, dopo il peccato nell’Eden, è
comunque diviso in se stesso e si trova nell’inquietudine, nella paura della
morte, nell’assenza di Dio, di cui sente più o meno consapevolmente la
mancanza. Quegli uomini che fanno spazio al timor di Dio, abbassano il loro “Ego” e con umiltà attraverso
Gesù Cristo possono tornare a Lui (inizialmente solo per fede e poi in una
unione/trasformazione reale, quando sarà il tempo).
Questa scelta
di rispettare Dio e rispondere al Suo amore e alla Sua grazia, con la fedeltà,
fa sì che la parte spirituale somigliante a Dio all’interno dell’uomo, possa
“decontaminarsi”, crescere, e prendere una identità decisa, come veri “figli di
Dio”, a somiglianza del Cristo.
[1] I nomi
nelle genealogie spesso si ripetono anche con persone diverse (come del resto
anche oggi), per cui ad esempio quando in questa genealogia citata di Caino leggiamo
il nome di Enoc, non dobbiamo pensare allo stesso Enoc che fu rapito da Dio, il
quale appartiene all’altra genealogia, quella di Set.
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