Da Adamo a Caino – Peccato Paura Conflitti ed altre Considerazioni

 -di Renzo Ronca  – Luglio 2022

Questo scritto si inserisce come seguito dei seguenti nostri video Youtube Video n. 142) LA PAURA RIFLESSIONE DALLA GENESI - Adamo ed Eva (https://www.youtube.com/watch?v=mUx4zZRH0Qc ) - Video n. 143) LA PROGENIE DEL SERPENTE E LA PROGENIE DELLA DONNA; SATANA OMICIDA DAL PRINCIPIO – (https://www.youtube.com/watch?v=0QcpUEig6UA )

 Parte 1- DA ADAMO A CAINO

ABBIAMO GIÀ ACCENNATO ALLA PAURA NEL VIDEO 142,  quando parlammo del comportamento di Eva ed Adamo nell’Eden. Ci siamo resi conto che il peccato simboleggiato nel mangiare il frutto dell’albero del bene e del male ha significati e conseguenze molto profonde, molte delle quali sono ancora da scoprire. Tuttavia per quel che riguarda il nostro studio abbiamo notato come l’uomo, “contagiato” dal seme del serpente, non fu più lo stesso e precipitò nella constatazione della morte, invece che dell’eternità divina promessa dall’Ingannatore (Gen 3:4-5). La presenza dell’Eterno, l’ascolto della Sua voce, una volta fonte di serenità, divenne paura, vergogna, senso di colpa, con relativo istinto a nascondersi. E’ probabile che queste emozioni e modi di agire siano rimaste nel nostro istinto ancora oggi, seppure diffuse poi in una miriade di emozioni e comportamenti secondari. Il distacco da Dio che predisponeva alla Vita eterna, e la conoscenza del male senza la preparazione e la protezione del Padre celeste, causò una frattura sconvolgente, insanabile, tra Vita perduta e morte presente, ineluttabile;  pur con la memoria di un Dio tanto caro che ci aveva creati e che non potevamo più incontrare come prima. Anzi è proprio la memoria inconscia di Dio o, come dico spesso, del Suo imprinting in fondo al nostro cuore, che ci causa irrequietezza sconforto e sofferenza; perché è illogica la morte davanti a Dio ed è invece istinto spirituale naturale per noi voler essere uniti a Dio, essendo parte di Lui. Questa frattura nella nostra persona è così profonda radicale immensa, che nessun tentativo umano può nasconderla o risolverla (come lo sforzo di coprirsi con le foglie di un albero in Gen. 3:7). Ci volle solo l’amore di Dio che ci rivestì con le tuniche di pelli (Gen 3:21) che anticipavano la nostra liberazione per i meriti dell’Agnello ucciso, per rivestirci di salvezza strappandoci dalla condanna a morte.

I sentimenti istintivi dei nostri progenitori abbiamo detto, potrebbero essere stati ereditati da tutto il genere umano, per questo non ci dobbiamo meravigliare anche oggi di vederli.

Prendiamo per esempio la mancanza di responsabilità e l’accusa agli altri per discolpare noi stessi. Adamo dà la colpa ad Eva (e in maniera indiretta a Do stesso: “la donna, CHE TU mi hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero..” Gen 3:12) ed Eva dà la colpa al serpente. Anche oggi per esempio, è rarissimo trovare (almeno nel nostro Paese) un dirigente che si assuma la responsabilità di un fallimento, di un errore, e chieda perdono.  L’atteggiamento più comune quello di negare sempre la verità o comunque di addossare la colpa ad un altro o magari al proprio capo a cui “non potevano dire di no” (non è stata forse questa la linea di difesa anche dei nazisti? Me l’hanno ordinato che potevo fare?). E’ talmente bene orchestrata questa strategia che il colpevole, ad esempio nella politica che vediamo tutti i giorni, con la giusta propaganda mediatica fa passare se stesso per vittima, assumendo addirittura il ruolo eroico di chi combatte coraggiosamente per il bene; egli si trasforma così in quello “bravo e giusto” che non dà mai le dimissioni, anzi al contrario lui non molla, resiste, perché è “bravo e giusto”, lo fa per il popolo, per noi, con il plauso dei suoi cortigiani o degli ingenui.

CAINO (Gen 4:1-15) fu il primo figlio di Adamo ed Eva. Conosciamo la storia: Caino offrì a Dio dei prodotti vegetali perché lavorava la terra, che però Dio non accolse e preferì l’offerta di Abele, cioè degli animali visto che era allevatore. Vista così la decisione dell’Eterno può lasciarci perplessi. Ci manca qualcosa.

Partiamo da quello che dice l’apostolo Giovanni: 1Giov. 3:10 “In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello. 11 Poiché questo è il messaggio che avete udito fin dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 12 Non come Caino, che era dal maligno e uccise il proprio fratello. Perché l'uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello erano giuste.”

Se ci fate caso questo passo sembra quasi riprendere il filo del nostro discorso accennato nel video precedente, il 143, sulla “progenie della donna e la progenie del serpente” in Gen 3:15.

Giovanni qui dice che Caino “era dal maligno” (ek tou ponerou), ovvero «non in comunione con Dio» [Diz. GBU].  Quanto dice Giovanni nel v.10 “In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.” calza in maniera perfetta a Caino. Caino, che era dal maligno, figlio de diavolo, non poteva amare il fratello, e per invidia l’uccise. «Il cuore di Caino non era retto; Iddio respinse la sua offerta. Allora si manifestò il vero carattere di Caino: geloso, collerico, insensibile alle esortazioni a lottare contro il peccato, criminale e bugiardo. Quando fu pronunziata la condanna, l’omicida non mostrò alcun segno di pentimento, ma solo la pura del castigo» (Diz. René Pache). Ma attenzione, è facile cadere in quella distorta concezione della predestinazione, che ci farebbe dire: “Caino DOVEVA per forza essere così, era predestinato, c’era bisogno di lui come primo omicida…” A volte questa dottrina si attacca ai nostri pensieri e si potrebbe cadere in una specie di fatalismo in cui nei momenti di sconforto, magari quando qualcuno che stimiamo ci accusa di un grave peccato, arriviamo a pensare: “forse ha ragione, per me oramai non c’è salvezza, non c’è niente da fare, che posso fare oramai… meglio morire, così soffro di meno”. Questo modo di pensare, è una grave errore; non viene da Dio, ma da Satana che, come sappiamo, è stato “omicida fin dal principio” e il suo obiettivo è sempre quello di distruggerci.

Ritengo che se Dio esortò Caino a combattere contro il peccato che lo sospingeva, significa che Caino ce l’avrebbe potuta fare se avesse avuto un minimo di fede. Le parole di Dio, che tentò un paterno dialogo con lui, sono molto importanti: Dio intervenne in un momento di irritazione e di abbattimento, per l’offerta rifiutata. Non era ancora esploso nella rabbia omicida, poteva ancora fermarsi, riflettere, fidarsi delle parole dell’Eterno: Genesi 4:3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»

La domanda di Dio non è retorica; Egli voleva invitare Caino a ragionare, ad aprirsi per osservare ed osservarsi, a non richiudersi in se stesso, dove sarebbe stato facile preda di una miscela esplosiva (abbattimento e irritazione).  

Le emozioni scomposte, non elaborate, che derivano da una prima impressione, come quella di chi è convinto di aver ricevuto una ingiustizia, possono essere molto pericolose una volta che diventano azione. Personalmente credo che se Caino avesse dato una minima importanza alle parole di Dio e si fosse fermato a pensare, magari chiedendo il perché della non accoglienza della sua offerta, Dio glielo avrebbe spiegato.

Nell’abbattimento e nella irritazione, il rimuginìo dell’insoddisfazione e dell’apparente ingiustizia subìta, amplificata da Caino giorno per giorno, senza dare spazio alle parole di Dio, lo portarono all’esplosione  dell’omicidio: Genesi 4:8 “Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise.” Quello che ci serve capire è che non è automatico che certe condizioni oggettive, come quelle in cui si trovò Caino, debbano portare all’omicidio. Dio mise in evidenza non le difficoltà del male, come se avessero potenza in se stesse, ma la reazione nostra di fronte  all’azione del male: Gen 4:7 “Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!”  Il peccato sta spiando tutti noi, e sta spiandoci alla porta. Questo richiama un altro versetto dell’apostolo Pietro:  1Pietro 5:8 “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”. Il diavolo che, lo ripeto “è stato omicida fin dal principio” (Giov 8:44) è sempre in agguato ma la sua azione iniziale è FUORI DI NOI, non ha possesso di noi. Se noi coltiviamo i pensieri sbagliati come irritazione e abbattimento che possono diventare depressione e aggressività, è facile che Satana entri in noi facendoci perdere il controllo.  Noi possiamo dominare il male. In che modo? Non perché siamo più forti del maligno, ma perché Dio stesso non permetterà mai che la tentazione del peccato sia superiore alle nostre forze: 1Corinzi 10:13 “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare”. Anche nelle peggiori situazioni di sconforto e di tristezza che possano esistere, Dio stabilisce dei limiti oltre i quali Satana non può andare: Giobbe 1:12 “Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona». E Satana si ritirò dalla presenza del SIGNORE”. E anche se ci sembrasse di non farcela più fisicamente e fosse colpita la nostra persona, lo stesso, Dio stabilisce dei limiti: Giobbe 2:4 “Satana rispose al SIGNORE: «Pelle per pelle! L'uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita; 5 ma stendi un po' la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia». 6 Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, egli è in tuo potere; soltanto rispetta la sua vita»”.

In conclusione, vorrei esagerare nel modo di parlare, se anche se noi moriamo fisicamente, se abbiamo fiducia nel Signore, Dio non permette che siamo vinti dal male: Romani 8:31 “Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? 32 Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». 37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, 39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” Gloria a Dio.

C’è solo un potere davanti al quale lo stesso Dio si ferma, ed è la nostra libertà di scelta. Il Signore ha voluto lasciarci liberi di non seguirLo, liberi di andare lontani da Lui. E’ un po’ difficile capire questo tipo di amore, ma è così. La massima espressione dell’amore non è il possesso, ma ricevere la libertà di corrispondere all’amore dato oppure no. La grandezza dell’amore di Dio può essere davvero questo Suo ACCETTARE una consapevole scelta dell’uomo di andarsene per conto suo, aspettando, fin quanto possibile, fino all’ultimo secondo, che quel figlio amato si ravveda e possa tornare.

Ma Caino non diede ascolto alle parole di Dio. Questo è il punto. Caino non diede un minimo di fiducia in quello che gli venne detto dall’Eterno. Il suo peccato principale fu la mancanza di fede. Fu questa mancanza che poi, lasciando spazio al rancore, convinto di essere stato trattato ingiustamente, dopo qualche giorno, lo portò a farsi giustizia da sé, in preda alla violenza omicida.

Se Caino avesse accettato l’amorevole invito di un Padre celeste ad aprirsi a parlare, probabilmente Dio gli avrebbe spiegato che il significato educativo dell’offerta vegetale rifiutata, ovvero il significato dei sacrifici animali con “spargimento di sangue” che poi sarebbero stati il centro del culto giudaico fino a  Gesù Cristo, “Agnello” offerto in sacrificio per il peccato

Parte 2 – RISVOLTO DELLA PAURA IN CAINO PRIMOGENITO

 Dio aveva detto a Caino: Gen 4:7 “Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!”  Ma il non ascolto delle parole di Dio fu la causa della sconfitta di Caino che non solo non rialzò il capo dall’abbattimento, ma aprì il cuore al maligno, che lo investì e lo travolse nella rabbia cieca fino all’omicidio del fratello.

 Se per un momento diamo ad Abele il significato di “fratello” in senso generale, inteso come il prossimo che dovremmo amare, possiamo capire da soli che rifiutando Dio saremmo tutti potenzialmente violenti, assassini del prossimo o di noi stessi come nel suicidio, perché non assomigliando più al nostro Padre celeste, finiremmo inevitabilmente per assomigliare al nostro padre-diavolo assassino dal principio.

 Se proviamo a scavare in base alle conoscenze sulle emozioni che abbiamo oggi, possiamo capire certi stati d’animo che forse potevano essere passati nel cuore di Caino e magari prevenirli. Ci vorrebbe uno psicologo per affrontare con padronanza queste cose in modo diretto, comunque in mancanza di questo, da certo materiale trovato, possiamo fare lo stesso alcune ipotesi: La paura ha diversi risvolti:  «L'aggressività è una manifestazione della paura, ma quest'ultima è spesso nascosta. Imparando a riconoscerla e a gestirla è possibile ridurre i comportamenti aggressivi.  [….]   Nell’essere umano, questo istinto non agisce esclusivamente in circostanze di pericolo di vita, ma anche in situazioni che, in un modo o nell’altro, pregiudicano l’integrità dell’Io. […]   Allo stesso modo, rispondiamo in modo aggressivo anche di fronte alle minacce simboliche….  […] paura e rabbia si intrecciano. Con il risultato di una gran varietà di risposte possibili, in funzione dell’intensità dell’una o dell’altra. […]  La paura è anche alla base dei comportamenti aggressivi che originano dalla frustrazione…» (lamenteemeravigliosa.it).  L’abbattimento e l’irritazione in Caino (Genesi 4:6), come  frustrazione e aggressività: Caino era il primogenito e Abele era “quello dopo di lui”. Il fatto che Dio preferì Abele andò a toccare e a mettere in discussione probabilmente il suo ruolo di primogenito, cioè quello che “doveva” essere al primo posto per definizione come un diritto. Spesso il primo figlio vede nel fratello minore un “intruso”; non sempre anche tra fratellini c’è una accoglienza positiva del maggiore verso il minore. Il primogenito non di rado è geloso, richiama l’attenzione su di sé magari regredendo, oppure con impulsi di aggressività. Diciamo che non gli è mai facile  accettare il fratello. Facendo leva sulla gelosia, l’orgoglio, Satana può aver fatto credere a Caino che Abele lo stesse soppiantando, che era un ostacolo per il suo “giusto” posto. L’istinto di conservazione di sé, del suo diritto messo in discussione dall’esistenza di Abele “preferito” da Dio, sospinto da emozioni falsate, lo portò facilmente a premeditare il male.

Potremmo fare una riflessione generale: questo è il destino attuale dell’uomo: nascere in un mondo “ingiusto” (Brueggeman); dover fare subito i conti con situazioni odiose, difficili, come una maledizione presente nella terra di cui inevitabilmente si fa parte. Tutti siamo messi di fronte all’amarezza di una vita compromessa. Possiamo adattarci accettandola con l’aiuto di Dio, in una protezione possibile anche se non meritata (le tuniche di pelli), oppure ribellarci a andarcene lontano da Dio, per un destino autonomo facendo come ci pare.

 Parte 3  -  CAINO NON SI PENTI’ - DISCENDENZE

 Caino non si pentì minimamente, ebbe solo paura della punizione dell’Eterno, che lo scacciò per il mondo. Ciononostante il Signore mise una protezione affinché Caino non venisse ucciso; un segno, forse qualcosa di simile a un tatuaggio, non ci è dato saperlo con esattezza, e Caino visse la sua vita moltiplicandosi. Mi sono chiesto a volte perché Dio mostrasse tolleranza e misericordia anche verso chi lo aveva rifiutato. Probabilmente possiamo arrivarci pensando alla nostra famiglia, all’amore di un genitore. Un padre infatti non odierà mai il proprio figlio.

 Se leggiamo i discendenti di Caino in Gen 4:16-24 possiamo fare qualche considerazione:

Gen 4: 16 “Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE e si stabilì nel paese di… “ Questo “Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE” va inteso sia in senso geografico e sia in un senso spirituale. In Gen 4:16-24, vediamo che, anche se apparentemente si può prosperare, l’assenza di Dio fa prosperare anche la malvagità:  nella discendenza di Caino infatti vediamo molti figli[1], allevamento, musica con cetra e flauto per divertirsi, scoperta ed elaborazione di strumenti in ferro e bronzo, ma anche aumento del peccato e della superbia, infatti Lamec, uno dei discendenti di Caino, fu il primo a prendere due mogli (v.19) e uccise due volte (v.23) vantandosene con superbia, come se la vendetta fosse un merito: Gen 4:23 Lamec disse alle sue mogli: «Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete orecchio al mio dire! Sì, io ho ucciso un uomo perché mi ha ferito, e un giovane perché mi ha contuso. 24 Se Caino sarà vendicato sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte».

 Ora se Abele non c’era più, e se questa discendenza era religiosamente lontana da Dio, dove si trovava la “progenie della donna” che poi portò la nascita di Gesù? Si trova nella discendenza di Set, il figlio da Adamo ed Eva dopo Abele:

Gen 4:25 Adamo conobbe ancora sua moglie ed ella partorì un figlio che chiamò Set, perché, ella disse: «Dio mi ha dato un altro figlio al posto di Abele, che Caino ha ucciso».

In Gen 5:6-32 vediamo la sua discendenza fino a Noè. In questa compare tra l’altro quell’Enoc che conosciamo già: Gen 5: 24 “Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese”.

Si tratta della stessa genealogia di Gesù che viene scritta in Matteo 1:1-16 (partendo da Adamo fino a Gesù) e in Lc 3:23-38 (a ritroso partendo da Gesù fino ad Adamo).

 Questa discendenza non fu “lontana da Dio” come quella di Caino: In Gen 4:25 “Adamo conobbe ancora sua moglie ed ella partorì un figlio che chiamò Set, perché, ella disse: «Dio mi ha dato un altro figlio al posto di Abele, che Caino ha ucciso»”. Qualcuno vede qui Eva riconoscente a Dio. Nel versetto successivo Gen 4:26Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. Allora si cominciò a invocare il nome del SIGNORE” si intravede la continuazione del rapporto con Dio. E’ probabile come qualche studioso ha ipotizzato che Adamo ed Eva abbiano parlato ai fili di Dio nel modo corretto ed abbiano insegnato loro come pregarLo.

Da un certo punto di vista potremmo chiamare simbolicamente in modo generico i discendenti di Caino “i figli del diavolo”, cioè quelli che crescevano seguendo il loro egoismo senza Dio; e i discendenti di Set come “i figli di Dio”. Come a dire che la terra si popolò di due rami di uomini (simbolici o reali non sappiamo con certezza) caduti dopo il peccato in Eden: un ramo con quelli in cui l’assenza di Dio era predominante, ed ebbero la loro evoluzione sociale nel mondo  (con una involuzione spirituale),  e un altro ramo con quelli in cui il desiderio del legame con Dio ancora sussisteva, e mantennero questo contatto di fede con l’Eterno. In questo secondo ramo in qualche modo questa continuità di fede restò nel millenni, fino ad arrivare a quei “rimanenti del popolo di Dio” che poi, come Enoc, sarà rapita prima della tribolazione. Una “rimanenza” benedetta in cui, se resteremo fedeli nel timor di Dio, potremmo essere anche noi.

Se infatti osserviamo con attenzione Gen 5:1-3 leggiamo:  Gen 5:1 Questo è il libro della genealogia di Adamo. Nel giorno che Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio2 li creò maschio e femmina, li benedisse e diede loro il nome di «uomo», nel giorno che furono creati. 3 Adamo visse centotrent'anni, generò un figlio a sua somiglianza, a sua immagine, e lo chiamò Set;.. Notiamo che Dio fece Adamo a Sua somiglianza e Adamo fece Set a sua somiglianza. Nella Scrittura rivolta a Caino non mi pare si accenni ad una qualche frase simile di somiglianza con Dio. Probabilmente è un modo letterario per evidenziare con Set la continuità della giusta dipendenza dell’uomo da Dio, seppure dopo il peccato.

 DUE TENDENZE A CONFRONTO: CON DIO E SENZA DIO

Vorrei evidenziare meglio questo punto che mette a confronto due tendenze, due modi di vivere, con Dio e senza Dio.  Da come capisco, nell’uomo, in tutti gli uomini nati dopo il peccato dell’Eden, viene trasmessa una EREDITÀ GENETICA E UNA EREDITÀ  SPIRITUALE.

L’uomo, dopo il peccato nell’Eden, è comunque diviso in se stesso e si trova nell’inquietudine, nella paura della morte, nell’assenza di Dio, di cui sente più o meno consapevolmente la mancanza. Quegli uomini che fanno spazio al timor di Dio, abbassano il loro “Ego” e con umiltà attraverso Gesù Cristo possono tornare a Lui (inizialmente solo per fede e poi in una unione/trasformazione reale, quando sarà il tempo).

Questa scelta di rispettare Dio e rispondere al Suo amore e alla Sua grazia, con la fedeltà, fa sì che la parte spirituale somigliante a Dio all’interno dell’uomo, possa “decontaminarsi”, crescere, e prendere una identità decisa, come veri “figli di Dio”, a somiglianza del Cristo.

 Questo cambiamento (che possiamo chiamare anche consacrazione o santificazione) ci permette di essere trovati pronti per il rapimento, perché anche noi come Enoc “piaceremo a Dio, “camminando con Lui” nella fede; e come lui “non saremo più trovati su questa terra”, perché il Signore ci prenderà con Sé nel rapimento della Chiesa.

 Noi credenti tutti dunque, in questo continuo rapporto di fede col Signore siamo trasformati già  adesso: “contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito” (2Corinzi 3:18); mentre gli altri, che si sono moltiplicati nel mondo senza Dio, assomiglieranno sempre più al loro signore del mondo, cioè a Satana, assumendo il suo carattere: falsi, bugiardi, amanti del denaro, del potere, del possesso di tutto senza che alcuna cosa possa soddisfarli, tendenti alle azioni più violente con l’orgoglio e la superbia. Quante volte nelle parole di alcuni potenti della terra mentre avvengono guerre importanti ho sentito frasi piene di arroganza  e superbia! Frasi che riecheggiano quello che disse uno dei discendenti di Caino: “Gen 4:23 ….Sì, io ho ucciso …. 24 Se Caino sarà vendicato sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte»! Ho visto alla televisione capi di nazioni (e persino sacerdoti di chiese importanti) con la Bibbia sul braccio, inneggiare alla “guerra giusta”. Un giorno il Signore non chiederà conto a queste persone delle migliaia di morti innocenti che hanno causato?

 Parte 4  CONSIDERAZIONI FINALI

 1) Secondo la nostra fede l’uomo non era nato per morire, ma per vivere sempre, dopo una crescita in un ambiente sano come l’Eden alla presenza di Dio stesso. Questo si dedurrebbe anche dal fatto che “l’albero della vita” era in mezzo al giardino, e non era proibito mangiarne i frutti (Gen 2:9). Fu dopo la disubbidienza che l’uomo ne fu allontanato. Pensiamo che la natura dell’uomo, resa corrotta dall’estraneità del “seme del serpente”, abbia reso impossibile la sua presenza davanti a Dio non per una questione di principio, ma proprio per una “legge fisica” di cui non capiamo la portata. Tale realtà spirituale incompatibile tra Dio e uomo terreno dopo il peccato, si vede in diversi episodi nella Bibbia, dove Dio impedisce una vicinanza eccessiva o è costretto a proteggere la persona che gli sta troppo vicino, persino Mosè: Esodo 33:21 E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; 22 mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; 23 poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere». Io credo si tratti proprio di una protezione anche per il nostro bene, perché fino a che non saremo completamente trasformati, il nostro corpo attuale non sarebbe fisicamente in grado di sopportare l’intensità della natura divina.

 2) La morte dunque sarebbe per noi un evento straordinario che non riusciamo né a capire né ad accettare proprio perché non siamo “programmati” per incontrarla. D’altra parte, dopo l’Eden, la morte è la cruda realtà terrena dell’uomo. Anche se l’uomo ha elaborato tante tecniche per non pensarci, tuttavia essa incombe si di noi e ci spaventa. Possiamo dire allora che la paura di morire c’è sempre.

 3) Se la paura fa parte della nostra vita terrena, non fa parte però della vita spirituale. L’uomo di fede, percependo l’amore di Dio, non ha paura della morte. Egli ha fatto una scelta e la sua identità, il suo “baricentro”, si è spostato dalle cose terrene a quelle dello Spirito di Dio, che la sua anima brama incontrare. L’uomo di fede allora cresce sempre più e più si consolida questa consapevolezza o nuovo livello di coscienza, e più sarà stabile e sereno nell’attesa del Signore.

 4) L’uomo di Dio è consapevole che può provare sul suo corpo tutte le tipologie delle emozioni, siano esse piacevoli o spiacevoli, ma sa che può dominarle con l’aiuto di Dio, come avrebbe potuto e dovuto fare Caino  (Gen 4:6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»)

 

 (continua in https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/06/caino-e-abele-il-signore-non-poteva.html )

 



[1] I nomi nelle genealogie spesso si ripetono anche con persone diverse (come del resto anche oggi), per cui ad esempio quando in questa genealogia citata di Caino leggiamo il nome di Enoc, non dobbiamo pensare allo stesso Enoc che fu rapito da Dio, il quale appartiene all’altra genealogia, quella di Set.

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