Dio Usa la Bibbia anche Oggi per Riprendere un Patto Dimenticato – Avvio Riflessione e Studio da Neemia 8 – Parte 1 – n. 84

 -di Renzo Ronca     25-8-25

Introduzione

Quando il Signore si rivelò al mio cuore, ero in condizioni disperate. Non conoscevo né Lui né la Sua Parola scritta nella Bibbia. Ma lo Spirito del Dio vivente irruppe nella mia vita con una potenza sconvolgente: mi travolse, mi spezzò, mi fece piangere con una passione che non avevo mai conosciuto. Fu come un fuoco che bruciava dentro, una crisi luminosa che mi strappò dal buio e risvegliò in me una sete insaziabile della Scrittura, che da allora mi accompagna ogni giorno. Mentre leggevo, ogni parola sembrava incidersi nel mio cuore con forza nuova. I contenuti non erano semplici insegnamenti, ma verità scolpite nell’anima, come paletti piantati nel terreno instabile della mia esistenza. I primi furono come lampi nel buio: il dolore del passato, che riemergeva con violenza, e insieme la spinta irresistibile a rinascere; la comprensione del Patto eterno, che mi chiamava a una relazione viva; la rivelazione del Tempio, non come luogo fisico ma come dimora interiore; e infine, la necessità urgente di trasformare il mio comportamento, come risposta concreta a ciò che avevo ricevuto. 

Ho raccontato l’inizio della mia conversione non per parlare di me, ma per aprire una considerazione importante: desidero soffermarmi su Neemia 8 per esprimere con gratitudine che l’azione di Dio non fu soltanto personale. Non io sono qualcosa ma riconosco che ciò che mi è accaduto è parte di un disegno più grande, immenso: un comportamento sublime di Dio verso tutti gli uomini. Egli ama e tocca ciascuno nel profondo, il singolo ma anche l’umanità intera, operando in modo simile, con delicatezza,  potenza, continuità, pazienza ed amore.

 

Avvicinamento inquadramento  e considerazioni a Neemia 8

Prendete il libro di Neemia al capitolo 8 e cominciamo a leggerlo insieme e potremo constatare la bontà e la potenza di Dio, che sempre ci raccoglie con infinta pazienza ed amore costante e deciso. Riporto il testo nella nota;[1]  leggetelo e poi lo commenteremo.

Dopo l’esilio babilonese, il popolo d’Israele si trovava sotto il dominio dell’Impero Persiano. Quell’esilio non fu casuale: Dio permise la vittoria babilonese come strumento di correzione, a causa delle continue infedeltà del popolo al patto. Come afferma il profeta Geremia, “Perché hanno abbandonato la mia legge che io avevo posto davanti a loro” (Geremia 9:13), e ancora: “Io stesso combatterò contro di voi con mano stesa e braccio potente” (Geremia 21:5), annunciando la caduta di Gerusalemme come conseguenza della ribellione. Anche il libro delle Cronache conferma questa lettura: “Il Signore, Dio dei loro padri, mandò loro premurosamente i suoi messaggeri… ma essi schernivano i messaggeri di Dio… allora il Signore fece salire contro di loro il re dei Caldei” (2 Cronache 36:15-17). L’esilio fu dunque una ferita necessaria, affinché il popolo potesse riscoprire la propria identità spirituale e tornare al patto.

 Nonostante la sottomissione politica, il re Artaserse I (regnante dal 465 al 424 a.C.) mostrò favore verso gli ebrei: nel 458 a.C. autorizzò Esdra, sacerdote e scriba esperto nella Legge di Dio, a tornare a Gerusalemme per ristabilire l’ordine religioso e morale. Qualche anno dopo, anche Neemia—un ebreo di alto rango alla corte persiana, poi nominato governatore della Giudea—ricevette il permesso di tornare per ricostruire le mura della città.

È interessante notare che l’antica Persia—oggi corrispondente all’Iran—fu, nel V secolo a.C., una grande potenza mondiale che trattò con sorprendente benevolenza il popolo ebraico. Il re Artaserse I non solo permise il ritorno degli esuli, ma sostenne attivamente la ricostruzione di Gerusalemme e il ripristino del culto ebraico, investendo risorse e mostrando rispetto per la loro fede.

Questa pagina della storia offre uno spunto di riflessione: in un tempo in cui le relazioni tra Israele e l’Iran sono segnate da tensioni implacabili, è utile ricordare che proprio da quella terra, un tempo, venne comprensione e sostegno. Allora non va coltivata solo un tipo di memoria cattiva ma anche quella buona: C'è una memoria storica dell'odio e del risentimento, ma ci sono delle memorie storiche di benefici ricevuti nostro malgrado.  In questo caso che stiamo trattando la memoria storica può aiutare a vedere oltre le ostilità attuali e a riscoprire il valore del patto con Dio, che troppo spesso—sia tra i giudei che tra i cristiani—viene dimenticato o ridotto a formalità. 

Una volta ristabilita una parvenza di stabilità, Esdra e Neemia radunarono il popolo “come un sol uomo” (Neemia 8:1) per un momento di svolta: la lettura pubblica della Legge. Era il segno che la vera ricostruzione non poteva avvenire solo con pietre e mura, ma doveva partire dal Patto con Dio, spesso dimenticato ma mai revocato. In quel giorno, la Parola trafisse i cuori, provocò pianto, e allo stesso tempo inaugurò una nuova gioia: quella che nasce dal ritorno alla verità.

 Vediamo adesso il contenuto importante anche per noi oggi dei singoli versetti:

(continua  in   https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/08/ripartenza-dal-patto-di-dio-con-il-suo.html )




[1] Neemia 8:1 Tutto il popolo si radunò come un sol uomo sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, e disse a Esdra, lo scriba, che portasse il libro della legge di Mosè che il SIGNORE aveva data a Israele. 2 Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea, composta di uomini, di donne e di tutti quelli che erano in grado di capire. 3 Egli lesse il libro sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, dalla mattina presto fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne, e di quelli che erano in grado di capire; e tutto il popolo tendeva l'orecchio, per sentire il libro della legge. 4 Esdra, lo scriba, stava sopra un palco di legno, che era stato fatto apposta; accanto a lui stavano, a destra, Mattitia, Sema, Anania, Uria, Chilchia e Maaseia; a sinistra, Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullam. 5 Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava nel posto più elevato; e, appena aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. 6 Esdra benedisse il SIGNORE, Dio grande, e tutto il popolo rispose: "Amen, amen", alzando le mani; e s'inchinarono, e si prostrarono con la faccia a terra davanti al SIGNORE. 7 Iesua, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Sabbetai, Odia, Maaseia, Chelita, Azaria, Iozabad, Anan, Pelaia e gli altri Leviti spiegavano la legge al popolo, e tutti stavano in piedi al loro posto. 8 Essi leggevano nel libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano.

9 Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti, che insegnavano, dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al SIGNORE vostro Dio; non siate tristi e non piangete!» Tutto il popolo infatti piangeva, ascoltando le parole della legge. 10 Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate cibi grassi e bevete bevande dolci, e mandate delle porzioni a quelli che non hanno preparato nulla per loro; perché questo giorno è consacrato al nostro Signore; non siate tristi; perché la gioia del SIGNORE è la vostra forza». 11 I Leviti calmavano tutto il popolo, dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non siate tristi!» 12 Tutto il popolo se ne andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri, e a fare gran festa, perché avevano capito le parole che erano state loro spiegate. 13 Il secondo giorno, i capi famiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i Leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per esaminare le parole della legge. 14 Trovarono scritto nella legge, che il SIGNORE aveva data per mezzo di Mosè, che i figli d'Israele dovevano abitare in capanne durante la festa del settimo mese, 15 e che in tutte le loro città e in Gerusalemme si doveva pubblicare questo bando: "Andate al monte, a cercare rami d'olivo, rami d'olivastro, di mirto, di palma e di alberi ombrosi, per fare delle capanne, come sta scritto". 16 Allora il popolo andò fuori, portò i rami, e ciascuno fece la sua capanna sul tetto della propria casa, nel proprio cortile, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza davanti alla porta delle Acque, e sulla piazza davanti alla porta di Efraim. 17 Così tutta l'assemblea di quanti erano tornati dall'esilio si fece delle capanne, e abitò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè, figlio di Nun, fino a quel giorno, i figli d'Israele non avevano più fatto così. E ci fu grandissima gioia. 18 Fu letto un brano della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa durò sette giorni, e l'ottavo si tenne una solenne assemblea, com'è prescritto.

 

Commenti