Distruttività Come Assedio Psicologico - Studio parte 5 - n. 75

-di Renzo Ronca    17-8-25    [segue da  https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/08/i-rimanenti-salvati-identita-e-destino.html ]


Inquadramento

Questa è una parte cruciale che sposta il focus dall’esterno all’interno dell'uomo, mostrando come la distruttività non sia solo un fenomeno globale, ma anche un attacco personale, invisibile, profondo. Qui il tono si fa più intimo, ma sempre vigile e profetico.

Il nemico dentro e fuori: corrosione dell’anima e della mente

Se la distruttività si manifesta nel mondo con guerre, ingiustizie e degenerazioni, essa agisce anche in modo più sottile e insidioso: come un assedio interiore. È una forza che non solo distrugge ciò che è attorno a noi, ma cerca di consumare ciò che è dentro di noi. È il nemico che non si vede, ma che si sente. Che non urla, ma sussurra. Che non colpisce con violenza, ma corrode lentamente.

Pensieri corrosivi: il logoramento della mente

La distruttività psicologica si insinua nei pensieri. Genera paura, confusione, senso di colpa, scoraggiamento. Il credente si ritrova a combattere contro voci interiori che lo accusano, lo destabilizzano, lo fanno dubitare della propria identità in Cristo.

Il nemico sa che la mente è il campo di battaglia. E cerca di occupare quel territorio con menzogne, con immagini distorte, con ricordi manipolati. La Parola ci invita a “rinnovare la mente” (Romani 12:2), perché solo una mente trasformata può resistere all’assedio.

Attacchi all’identità: smarrimento e alienazione

La distruttività agisce anche sull’identità. Il credente viene spinto a dubitare del proprio valore, della propria chiamata, della propria appartenenza. Il mondo propone identità fluide, frammentate, costruite sull’apparenza. Ma la Parola ci dice che siamo “figli di Dio” (1 Giovanni 3:1), “nuove creature” (2 Corinzi 5:17), “tempio dello Spirito Santo” (1 Corinzi 6:19).

Quando l’identità viene corrotta, la fede vacilla, la speranza si spegne, la comunione si interrompe. È un attacco silenzioso, ma devastante.

 

 Erosione della fede: stanchezza spirituale e isolamento

La distruttività interiore porta alla stanchezza spirituale. Il credente si sente svuotato, disilluso, incapace di pregare, di leggere, di credere. Il nemico usa il tempo, le circostanze, le delusioni per spegnere le motivazioni della fede. E spesso, porta all’isolamento: il credente si chiude, si allontana, si convince di non essere più utile.

Ma la Scrittura ci avverte: “il giusto vivrà per fede” (Abacuc 2:4), e “non abbandoniamo la nostra comune adunanza” (Ebrei 10:25). La fede non è un sentimento, ma una posizione. E la comunione è una difesa contro l’assedio.

La depressione: distruttività silenziosa e strategica

Tra le forme più insidiose di distruttività psicologica c’è la depressione. Non è solo tristezza o stanchezza: è un assedio dell’anima, un vuoto che paralizza, un peso che non si vede ma si sente in ogni respiro. È una condizione complessa, che può avere radici biologiche, emotive, spirituali. Ma nel contesto escatologico, essa assume anche una dimensione strategica: è uno degli strumenti che Satana usa per indebolire, svuotare, accusare e distruggere.

La sua dinamica è spesso questa:

1.     Indebolimento: il nemico colpisce la forza interiore, spegne il desiderio, isola la persona.

2.     Svuotamento: la mente si svuota di senso, la volontà si paralizza, la speranza si dissolve.

3.     Accusa: Satana insinua pensieri di colpa, di fallimento, di inutilità. “Non vali nulla”, “Dio ti ha abbandonato”, “Non sei degno”.

4.     Spinta finale: in alcuni casi, la pressione diventa estrema: suicidio, raptus, esplosioni aggressive. È il tentativo finale di distruggere l’immagine di Dio nell’uomo.

Ma lo Spirito Santo non abbandona chi ha fede. Anche nella depressione, Egli può preservare, ridimensionare, trasformare. Come la “spina nella carne” di Paolo (2 Corinzi 12:7), la depressione può diventare uno strumento di umiltà, un promemoria della nostra fragilità, un invito alla dipendenza da Dio.

“Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza.” (2 Corinzi 12:9)

Lo Spirito di Dio non sempre rimuove la sofferenza, ma la trasforma. La depressione, se vissuta nella fede, può diventare una scuola di compassione, una palestra di preghiera, un luogo di incontro con Dio. Non è glorificata, ma redenta.

Questa aggiunta completa il quadro dell’assedio psicologico, mostrando che anche nelle zone più oscure, la luce può filtrare, e che la debolezza può diventare forza, se affidata al Signore.

 Strategie di resistenza: vigilanza, verità, comunione

Dio non ci lascia indifesi. Contro la distruttività psicologica, ci offre armi spirituali:

  • La verità: per smascherare le menzogne
  • La vigilanza: per riconoscere i pensieri nemici
  • La comunione: per non combattere da soli
  • La preghiera: per rinnovare le forze
  • La Parola: per nutrire l’anima

Il nemico vuole “mangiare” da dentro e da fuori. Ma lo Spirito Santo costruisce da dentro e protegge da fuori. Il credente non è solo: è abitato, è custodito, è chiamato.

 

Questa sezione chiude il cerchio: la distruttività è globale, ma anche personale. E il rimanente non è solo colui che resiste nel mondo, ma colui che vince dentro di sé, che custodisce il cuore, che mantiene la fede, che non si lascia divorare.

Conclusione generale

Vegliare nella distruttività, resistere nella grazia

Abbiamo attraversato un percorso che non è solo intellettuale, ma anche spirituale. Abbiamo osservato la distruttività che cresce nel mondo, nelle strutture, nelle coscienze, nei pensieri. Abbiamo visto come essa si manifesti in modo visibile e invisibile, esterno e interno, globale e personale. E abbiamo riconosciuto che tutto questo non è casuale, ma profondamente profetico.

La distruttività è il segno che il tempo si sta stringendo. È il rumore di fondo di un mondo che si avvicina al suo punto di rottura. Ma è anche il contesto in cui Dio forma i suoi rimanenti, separa i cuori, purifica la Chiesa, prepara la Sposa.

Il credente non è chiamato a fuggire, né a combattere con le armi del mondo. È chiamato a discernere, vegliare, resistere. A custodire la fede, a proteggere la mente, a vivere nella verità. A non lasciarsi divorare, né da fuori né da dentro.

Anche la depressione, anche la stanchezza, anche la fragilità possono diventare luoghi di incontro con Dio, se vissuti nella fede. Lo Spirito Santo non ci promette una vita senza lotte, ma una grazia sufficiente, una forza nella debolezza, una luce nella notte.

Il tempo è breve. La distruttività aumenterà. Ma anche la gloria di Dio si manifesterà. E i rimanenti saranno testimoni, saranno luce, saranno pronti.

“Alzate il capo, perché la vostra redenzione è vicina.” (Luca 21:28)

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