Il cuore instabile dell’uomo e la fedeltà di Dio – Conclusione Neemia 8 – Parte 8 – n. 91
-di Renzo Ronca 28-8-25 [precedente in https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/08/la-gioia-del-signore-e-la-vostra-forza.html ]
Leggiamo l’ultima parte del nostro testo:
Neemia 8:13 Il secondo giorno, i capi famiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i Leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per esaminare le parole della legge. 14 Trovarono scritto nella legge, che il SIGNORE aveva data per mezzo di Mosè, che i figli d'Israele dovevano abitare in capanne durante la festa del settimo mese, 15 e che in tutte le loro città e in Gerusalemme si doveva pubblicare questo bando: "Andate al monte, a cercare rami d'olivo, rami d'olivastro, di mirto, di palma e di alberi ombrosi, per fare delle capanne, come sta scritto". 16 Allora il popolo andò fuori, portò i rami, e ciascuno fece la sua capanna sul tetto della propria casa, nel proprio cortile, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza davanti alla porta delle Acque, e sulla piazza davanti alla porta di Efraim. 17 Così tutta l'assemblea di quanti erano tornati dall'esilio si fece delle capanne, e abitò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè, figlio di Nun, fino a quel giorno, i figli d'Israele non avevano più fatto così. E ci fu grandissima gioia. 18 Fu letto un brano della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa durò sette giorni, e l'ottavo si tenne una solenne assemblea, com'è prescritto.
La Festa delle Capanne (Sukkot) è descritta in Neemia 8:13–18 è come una riscoperta gioiosa della Legge, dopo l’esilio. Il popolo costruisce capanne, ascolta la Parola, e celebra con grande entusiasmo. Ma fu una festa amara: ci fu è vero pentimento perdono grande gioia grande festa della Capanne ritrovata, però poco più avanti questo episodio, in Neemia 13, il popolo ricade nel peccato: trascurano il Tempio, profanano il sabato, si mescolano agli idoli e le passioni del mondo. Questo schema si ripete spesso nella storia di Israele e, per estensione, nella storia dei popoli che vorrebbero seguire il Signore:
- Pentimento sincero
- Festa e rinnovamento
- Ritorno all’infedeltà
Lo stesso accade con Gesù nell’altra festa prima della Pasqua: il popolo lo acclama con “Osanna!”, ma pochi giorni dopo grida “Crocifiggilo!” I giudei cercavano un liberatore politico che facesse grande la loro nazione – forse come oggi, io non lo so – e non riconobbero quello che per noi cristiani era il Messia sofferente.
Dio è
misericordioso e sa come perdonare, ma noi come siamo?
“La vostra pietà è come
una nube del mattino, come la rugiada che presto svanisce.” (Osea 6:4)
È una denuncia dolente dell’instabilità
spirituale di Israele in primis, perché fu il primo popolo che Dio chiamò e
cercò di organizzare, ma anche di tutti noi perché non abbiamo un minimo di stabilità
e dignità.
Mi domando spesso, senza capire, come fa ad esistere la tenerezza di Dio, che continua a cercare il cuore dell’uomo nonostante la nostra incoerenza.
Il nostro tempo:
ipocrisia, guerre, e desiderio del Giorno del Signore
Viviamo in un mondo dove:
- I potenti si proclamano “uomini di
Dio” mentre fomentano guerre.
- La fede è spesso strumentalizzata, svuotata, confusa dove dei capi accecati dall’orgoglio hanno persino l’ardire di usare parole di Dio.
E oggi? Adesso cosa sarà di noi?
Un piccolo gruppo rimanente di evangelici
oggi attende il rapimento della Chiesa. Il nostro
desiderio del Giorno del Signore è il grido di chi ha sete di giustizia,
di verità, di pace e non ce la fa più imprigionato in questo modo perverso senza fede.
Tra noi ci diciamo spesso "Maranathà", cioè
che Gesù torna. Ma “quando il Figlio
dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”
Questa domanda di Gesù (Luca
18:8) è una profezia dolorosa, ma anche una sfida personale. Non
ci dice che non troverà fede, ma ci chiede: la troverà in te? in me?
La fede non è solo entusiasmo iniziale, ma perseveranza nel tempo, anche quando Dio non è come lo vorremmo. Anche quando non libera con le armi, ma con la croce.
Conclusione: la
capanna, la croce, la speranza
La capanna è fragile, temporanea.
Ma è lì che Dio vuole abitare. La croce è scandalo, ma è lì che Dio
salva. La fede è rugiada, ma può diventare roccia se fondata sulla
Parola.
La nostra parola di uomini ormai non conta più niente ma so che Dio è fedele alla Sua Parola. E su quella Sua Parola – ben diversa dalla nostra – voglio fondare la mia speranza.
Forse la rinnegherò anch’io quella parola. Cadrò chissà quante volte. Però, con tutte le
mie forze, una cosa voglio fare, con l’aiuto del Signore: Nonostante le mie incapacità, ogni giorno
voglio leggere e rileggere la Sua Parola, per ricordare chi è Dio,
le Sue promesse, il Suo Amore. Se riesco in questo, non sarò
abbandonato, so che sarò con il Signore quando sarà il momento.
2Corinzi 12:9 “ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti
basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò
molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza
di Cristo riposi su di me”.
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