Cristianesimo ed Ebraismo negli Ultimi Tempi – Romani 11:26 – Parte 4 – n. 49

 -di Renzo R.      28-7-25

[Prosegue da https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/07/cristianesimo-ed-ebraismo-oggi-tabelle.html ]

 Siamo ancora all’interno della prospettiva evangelica che osserva, con crescente attenzione, l’avvicinarsi degli eventi che preannunciano il periodo della tribolazione. In questo contesto profetico, diventa impossibile non notare il ruolo centrale dello Stato d’Israele, che — per usare un eufemismo — ha lasciato le nazioni della terra in uno stato di perplessità e divisione.

I governi del mondo si dividono nella posizione da prendere, ed anche i cristiani. Noi cerchiamo con umiltà di rimanere saldi su una linea biblica, evitando quanto possibile le questioni politiche, per non perdere la visione spirituale dei tempi.

Trovare una linea cristiana comune ed equilibrata, purtroppo, rimane spesso una speranza più che una realtà. Le differenze dottrinali tra le varie denominazioni cristiane — talvolta anche profonde — sono difficili da armonizzare.

Per semplificare: ci sono chiese che non attendono il ritorno di Gesù Cristo prima del Millennio, né riconoscono il significato profetico delle tribolazioni descritte in Apocalisse. Con queste chiese, spesso, è difficile aprire un dialogo costruttivo su temi escatologici.

Ma anche tra i cristiani che invece condividono l’attesa del ritorno del Signore, troviamo sempre due estremi: da una parte chi interpreta le Scritture in modo troppo simbolico o liberale, dall’altra chi applica ogni parola in maniera rigidamente letterale, rischiando entrambi di perdere il senso del messaggio spirituale.

Tra i cristiani che adottano un’interpretazione più letterale delle Scritture, si riscontra talvolta un’attitudine simile a quella presente nel mondo giudaico antico: l’applicazione rigorosa di leggi, usanze e pratiche cerimoniali, che nella visione cristiana sono state spiritualmente superate con il primo avvento di Cristo. Sebbene credano nella 'nuova nascita' e nella guida dello Spirito Santo, questa lettura può condurre a un approccio fortemente legalistico, che talvolta assume tratti di settarismo — come accade, ad esempio, nella ricerca insistente del nome di Dio, che può persino mettere in discussione il mistero della Trinità.

Eppure, in mezzo a tanta varietà di vedute, c’è un aspetto positivo: siamo tutti “costretti” a pensare, a meditare, a cercare la verità con il cuore aperto. Questo pensare — guidati dallo Spirito Santo — ci aiuta a maturare, a discernere, e a costruire una coscienza illuminata, capace di trovare una direzione chiara nella confusione teologica. Chi era superficiale si sente sospinto ad approfondire le radici giudaiche e chi era troppo giudaico si sentirà sollecitato ad essere meno giudicante.

In questo piccolo studio, vorrei proporre adesso una riflessione sugli ultimi tempi che, in modo indiretto, potrebbe offrirci una chiave di lettura pacata per affrontare le polemiche nelle chiese cristiane sorte attorno al ruolo dell’ebraismo e dello Stato di Israele nel piano divino — senza pretendere di risolvere tutto, ma con lo sguardo fisso sulla fedeltà di Dio:

Una questione delicata e molto dibattuta è la frase: Tutto Israele sarà salvato in Romani 11:26. I cristiano-giudaici, che tradizionalmente difendono sempre Israele, anche lo Stato di Israele qualsiasi cosa faccia, interpretano in modo letterale questa frase.

Dimostrare che si riferisca al rimanente eletto e non all’intera nazione in senso letterale richiede un’analisi scritturale attenta e coerente. Quando Paolo in Rom 11 fa riferimento ai giudei che dopo “l’indurimento” saranno reinnestati, mette un significativo “…se…”:  Romani 11:23 “Allo stesso modo anche quelli [i giudei], se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo”. Mi pare ovvio che potrebbero anche perseverare nella loro incredulità, e dunque non sarebbero affatto innestati di nuovo. 

Riporto di seguito due interpretazioni condivisibili tratte da due commentari autorevoli:

«11:26 Quando, al momento del rapimento, sarà rimosso l’indurimento giudiziario, non tutto Israele sarà immediatamente salvato. I Giudei si convertiranno durante il periodo della tribolazione, ma l’intero residuo eletto sarà salvato solamente al ritorno di Cristo in terra come Re dei re e Signore dei signori. Paolo scrive che tutto Israele sarà salvato, e con ciò intende tutto l’Israele credente. La parte incredula della nazione sarà distrutta alla seconda venuta di Cristo (vd. Za 13:8-9). Soltanto coloro che esclameranno: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” saranno risparmiati per entrare nel regno. Questo è ciò cui fa riferimento Isaia, quando annuncia il Salvatore che verrà a Sion e che toglierà la trasgressione da Giacobbe (vd. Is 59:20). Notiamo che non si tratta del primo avvento di Cristo a Betlemme, bensì del secondo, a Sion.» 

(‘Il commentario biblico del discepolo’ di W. MacDonald)

«La dichiarazione ‘tutto Israele sarà salvato’ non significa che tutti giudei viventi al momento del ritorno di Cristo saranno salvati; molti di essi non lo saranno, come si deduce dal fatto che il giudizio di Israele che seguirà il ritorno del Signore, comprenderà la rimozione dei giudei ribelli (Ezec 20:34-38). A seguito di questo giudizio, Dio quindi allontanerà l’empietà e i peccati dal popolo e ristabilirà il suo nuovo patto con Israele rigenerato (cfr Ger 31:33-34)»  

(John A. Witmer nel commentario “Investigare le Scritture”).


[continua in  https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/07/chi-e-davvero-il-popolo-di-dio-parte-5.html ]


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