Il Pianto Davanti alla Parola: Quando il Patto Si Riapre - Parte 6 - n. 89

 -di Renzo Ronca  26-8-25 [Prosegue da https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/08/la-solennita-dellascolto-la-parola.html ]

Leggiamo con attenzione il v.9

 Neemia 8:9 Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti, che insegnavano, dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al SIGNORE vostro Dio; non siate tristi e non piangete!» Tutto il popolo infatti piangeva, ascoltando le parole della legge. 

Per comprendere davvero questo versetto, dobbiamo prima “spiegare” — nel senso più profondo del termine. Spiegare deriva dal latino explicare, cioè “tirare fuori da una piega”. E così accade con la Parola: essa viene spiegata non solo con parole, ma con luce. E quando la luce entra, le pieghe dell’anima si rivelano.

Una delle pieghe più difficili da distendere è proprio quella legata alla parola “legge”. Troppo spesso viene fraintesa, caricata di significati rigidi, distorti, o ideologici. Per questo, in un linguaggio più corrente e spiritualmente fedele, possiamo leggere:

“Tutto il popolo infatti piangeva, ascoltando le Parole del patto di Dio.”

La Legge, in questo contesto, non è un codice freddo, ma la voce viva di un patto d’amore. Il popolo, ascoltando, non sente solo regole: sente Dio. Sente lo Spirito che, in modo solenne ma non aggressivo, ricorda un patto fondato sull’amore, sulla stima, sul rispetto reciproco. Dio da una parte, l’uomo dall’altra. E in quel momento, il popolo si rende conto di quanto quel patto sia stato trasgredito.

È la consapevolezza che produce il pianto. Come disse Gesù: “Lo Spirito vi convincerà di peccato” (Giovanni 16:8). Non è un’accusa, è una rivelazione. La Parola di Dio, nel suo ricordarci che c’è un patto d’amore e che solo Dio lo ha mantenuto, ci fa provare vergogna. E il corpo risponde: il peccato non è solo pensiero, è ferita. E la ferita, quando viene toccata dalla verità, fa piangere.

Ma senza consapevolezza del peccato, come si potrebbe riprendere il patto con Dio?

Se la consapevolezza è necessaria, data la nostra fragilità emotiva che ci atterrerebbe, ecco che entra in scena la consolazione. Dio, attraverso la struttura spirituale che ha incaricato — Neemia, Esdra, i Leviti — non affonda la colpa, ma solleva. È una gerarchia verticale: Dio, poi il primo incaricato, poi il secondo, poi gli altri. Ma tutti portano la stessa voce: “Non siate tristi e non piangete. Questo giorno è consacrato al Signore.”

Dio ti fa vedere dove sei andato fuori strada, ti mostra le rovine, ti fa sentire il peso. Ma non ti lascia lì. Ti riprende in braccio, come un padre che consola il figlio che ha sbagliato. E quel momento, quel passaggio dal pianto alla consolazione, si chiama riconciliazione. Si chiama conversione.

E quanti di noi, nel cammino cristiano, ricordano i pianti della conversione. Lacrime che non erano solo disperazione, ma subito diventgavano liberazione. Dolore che non era condanna, ma guarigione. È lì che la Parola diventa carne, e il patto si riapre.


(continua in https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/08/la-gioia-del-signore-e-la-vostra-forza.html )

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