La Solennità Dell’Ascolto – la Parola Distribuita – Parte 5 – N. 88
-di Renzo Ronca 26-8-25 [prosegue da https://ritornocristiano.blogspot.com/2025/08/neemia-8-la-parola-di-dio-al-centro.html ]
Proseguiamo il nostro studio preso dall'AT rapportandolo ai NT e ai nostri tempi
Neemia 8:5 Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava nel posto più elevato; e, appena aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi.
Il rispetto che si
alza in piedi: onorare la Parola
Il gesto del popolo che si alza in piedi
appena Esdra apre il libro non è solo una reazione spontanea: è un atto di
profondo rispetto, un riconoscimento visibile della sacralità della Parola di
Dio. In quel momento, non si stanno alzando davanti a un uomo, ma davanti alla
voce di Dio che sta per essere proclamata.
Dal punto di vista religioso, è un
segno di adorazione e riverenza. Stare in piedi è la postura dell’attesa, della
disponibilità, della dignità. È come dire: “Siamo pronti ad ascoltare, a
ricevere, a obbedire.” È un gesto che trasforma la piazza in un santuario.
Dal punto di vista sociale, è un
atto collettivo che unisce il popolo in un’unica risposta. Non c’è distinzione
tra ricchi e poveri, tra uomini e donne: tutti si alzano, tutti riconoscono che
la Parola è sopra ogni cosa. È un momento di unità, dove il rispetto condiviso
diventa fondamento della comunità.
Ancora oggi, in molte assemblee
cristiane, ci si alza in piedi per la lettura della Scrittura. Non è tradizione
vuota, ma memoria viva di un popolo che sa che davanti alla Parola non si resta
seduti: ci si alza, si onora, si ascolta.
- Significato religioso: Esdra, come guida spirituale, apre
l’assemblea con una benedizione. Non è una formula vuota, ma un
riconoscimento pubblico della grandezza di Dio. È il punto di partenza: la
Parola viene da Dio, e a Lui si rivolge ogni lode.
- Significato sociale: Il leader spirituale non impone,
ma eleva. Benedire Dio davanti al popolo è anche un atto di
responsabilità: Esdra rappresenta la voce che guida, ma si mette anch’egli
sotto l’autorità divina.
“Tutto il popolo
rispose: ‘Amen, amen’”
- Religioso: “Amen” è più di una parola: è un
sigillo, un consenso, un atto di fede. Ripeterlo due volte rafforza la
solennità. Il popolo non è spettatore, ma partecipe. Dice: “Sì, è vero.
Così sia.”
- Sociale: È un coro unanime. L’assemblea
diventa comunità. L’accordo non è solo spirituale, ma anche civile:
riconoscere Dio è riconoscere un ordine superiore che unisce.
“Alzando le mani”
- Religioso: Le mani alzate sono simbolo di
apertura, di invocazione, di resa. È come dire: “Accogli la nostra
preghiera, Signore.” È un gesto che trasforma il corpo in preghiera.
- Sociale: È visibile, condiviso. Non c’è
vergogna nel mostrare la fede. Le mani alzate diventano ponte tra cielo e
terra, tra individuo e comunità.
“S’inchinarono”
- Religioso: L’inchino è segno di umiltà.
Davanti alla Parola, l’uomo si piega. Non per sottomissione cieca, ma per
riconoscere che Dio è più grande.
- Sociale: È un gesto che rompe l’orgoglio.
Inchinarsi insieme è dire: “Siamo tutti uguali davanti a Dio.” È un atto
che livella le differenze e crea unità.
“Si prostrarono con
la faccia a terra davanti al SIGNORE”
- Religioso: La prostrazione è il gesto più
radicale di adorazione. Il volto a terra è segno di totale abbandono, di
venerazione assoluta. È dire: “Tu sei Dio, io sono polvere.”
- Sociale: È il momento in cui l’assemblea si
annulla davanti all’Eterno. Non c’è più ruolo, status, posizione. Solo
creature davanti al Creatore.
Sintesi spirituale
Questo versetto è una coreografia sacra.
Ogni gesto è un’offerta, ogni movimento è una risposta alla Parola. Dio parla,
l’uomo risponde con il corpo, con la voce, con l’anima. È la liturgia della
vita, dove la Parola non solo si ascolta, ma si vive.
a) Chi sono i
Leviti: servitori scelti da Dio
I Leviti non sono semplici aiutanti: sono
una tribù consacrata da Dio per il servizio nel tempio e per l’insegnamento
della Legge. Non hanno ricevuto un territorio come le altre tribù, perché il
loro “possesso” è il Signore stesso (Numeri 18:20). Sono i custodi del culto, i
mediatori del sacro, i facilitatori della comprensione. In questo contesto,
sono i “ministri della Parola”, strumenti scelti per portare la rivelazione
divina al cuore del popolo.
b) “Tutti stavano
in piedi al loro posto”: la dignità dell’ascolto
Il popolo non si disperde, non si distrae. Migliaia di persone restano in piedi, al loro posto, per ore. Non c’è stanchezza, non c’è lamentela. C’è fame. Fame di Parola. Questo è il miracolo: la Parola di Dio, quando è viva e ben distribuita, non pesa. Al contrario, sostiene. Il corpo resta in piedi perché lo spirito è nutrito. È un’immagine potente per noi oggi, in un tempo dove tutto deve essere veloce, comodo, superficiale. Qui, invece, c’è profondità, attenzione, perseveranza.
La Parola resa comprensibile
Neemia 8:8 Essi leggevano nel libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano
a) Sacerdoti e
Leviti: il ponte tra Esdra e il popolo
Esdra proclama, ma non è solo. I sacerdoti e i Leviti fanno da tramite. Non si limitano a ripetere: “leggevano in modo comprensibile”, cioè rendevano la Parola accessibile, chiara, viva. Il verbo ebraico paras indica il “rendere distinto”, “spiegare”, ma può anche significare “tradurre”. Questo è fondamentale: il popolo, reduce dall’esilio, parlava aramaico, mentre i testi sacri erano in ebraico. Senza traduzione, la Parola sarebbe rimasta chiusa. Ma Dio vuole essere capito. E i suoi servitori si fanno interpreti, ponti, traduttori spirituali.
b) Una
distribuzione organizzata: la Parola come pane
Neemia non descrive il metodo, ma possiamo immaginarlo. Esdra legge, forse si ferma. I sacerdoti ampliano, chiariscono. I Leviti si muovono tra il popolo, forse a gruppetti, portando la spiegazione più vicino, più personale. È una distribuzione perfetta, come quella del pane. E qui il parallelo con Gesù è naturale: “Date voi a loro da mangiare” (Matteo 14:16). La Parola è cibo vivo. Non si lancia dall’alto, si consegna con cura. È un atto d’amore, di servizio, di comunione.
Sintesi spirituale:
La Parola che si fa carne nella comunità
Questi versetti mostrano un modello di
chiesa vivente: la Parola proclamata, tradotta, spiegata, distribuita. Non c’è
spettacolo, non c’è vanità. C’è servizio. C’è fame. C’è organizzazione
spirituale. E c’è un popolo che risponde, che resta in piedi, che ascolta, che
comprende.
È un richiamo forte anche per noi oggi:
non basta proclamare, bisogna spiegare. Non basta leggere, bisogna tradurre.
Non basta parlare, bisogna nutrire. E per farlo, servono cuori consacrati,
servitori umili, comunità attente.
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