Riconciliazione con Dio: un Tema da Riprendere e Migliorare nella Prospettiva degli Ultimi Tempi
di Renzo Ronca 30-4-25
Inquadriamo il significato evangelico esatto del ministero della riconciliazione attraverso la lettura di 2 Corinzi 5 ed inseriamolo nel nostro tempo.
I primi dieci versetti che potete leggere con calma nella nota,[1] mostrano perfettamente la nostra situazione nella prospettiva degli ultimi tempi. Significa che i nostri ragionamenti devono avere per forza questo orientamento importantissimo. Sono sfondi molto avanzati in vista del nostro destino. Siamo alla vigilia di una trasformazione potente incredibile della nostra persona e dei pensieri e della terra e dell’universo che non ha uguali. Significa che dopo questa premessa, in qualsiasi modo proseguiremo il ragionamento, il seguito non potrà né dovrà essere ristretto, ma dovrà rimanere nello scenario escatologico universale. Se leggiamo con calma questi primi dieci versetti la nostra persona si rimpiccolisce e si inginocchia davanti al progetto di Dio che si rivela; per prova sentimenti di meraviglia misti a timore.
Proseguiamo: 2 Corinzi 5:11 Conoscendo
dunque il timore del Signore, persuadiamo gli uomini, e siamo conosciuti da
Dio; or io spero di essere conosciuto anche dalle vostre coscienze.
a)
E’ questo
timor di Dio che testimonia che siamo conosciuti da Dio, perché chi percepisce veramente
Dio, è per ovvi motivi sempre in una posizione umile. Chi invece percepisce il “ragionamento
su Dio” ha una percezione intellettuale, non ha sperimentato in se stesso
la risonanza della propria anima quando è accostata dal Divino.
b)
Solo dopo
essere conosciuti da Dio, sfiorati dentro al cuore dalla Sua potenza, possiamo “persuadere
gli uomini”, vale a dire essere convincenti quando testimoniamo la nostra
esperienza.
c) “or io spero di essere conosciuto anche dalle vostre coscienze” Il riferimento di Paolo alla coscienza è di straordinaria profondità. Esso richiama una consapevolezza interiore che riflette l'unità tra la volontà di Dio, manifestata attraverso lo Spirito Santo, e la nostra volontà, che viene illuminata e guidata per partecipare alla Sua direzione. Noi trasmettiamo ciò che abbiamo percepito da Dio usando parole nostre ma in linea con la Sua volontà. La comunicazione del pensiero di Dio è un fatto sublime e meraviglioso.
Proseguiamo: 2
Corinzi 5:16 “Perciò
d'ora in avanti noi non conosciamo nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo
conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo
più così. 17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una
nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono
diventate nuove”.
La nostra riflessione prosegue su un
piano elevato strettamente spirituale, con lo sguardo rivolto alla fine dei
tempi. Un giorno, il nostro corpo carnale sarà trasformato in un “corpo
spirituale”. Questo non significa diventare spiriti simili a fantasmi, ma piuttosto
ricevere un corpo nuovo, che ora non conosciamo, probabilmente appartenente a
una dimensione superiore, che potremmo descrivere come simile alla “energia
trasformante di Dio”.
In preparazione a questa realtà futura, che si realizzerà dopo il rapimento o la prima resurrezione, avendo già ricevuto “la caparra dello Spirito Santo”, dovremmo allenarci fin da ora a vedere le persone che ascoltano il Signore non più secondo il loro aspetto esteriore carnale, ma in previsione del loro corpo trasformato.
Il centro del discorso
2 Corinzi 5:18 Ora tutte le cose sono da
Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il
ministero della riconciliazione, 19 poiché Dio ha riconciliato
il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto
in noi la parola della riconciliazione. 20 Noi
dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo
nostro; e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati
con Dio.
Ritengo che la parola chiave sia: “Siate riconciliati con Dio”. Può sembrare ovvio questo concetto, invece, nonostante le buone intenzioni di molti, questa verità è stata deviata.
L’errore di base
La tendenza deviata dei nostri tempi da parte del credente è la riconciliazione generica solo tra chiese diverse. Dall’importante studio che facemmo sui messaggi alle sette chiese in Apocalisse, abbiamo capito che le chiese cristiane possono inserire nella fede anche elementi dottrinali apostati e persino idolatrici. Errori e peccati davanti a Dio vanno assolutamente corretti appena sorgono se vogliamo essere parte della Chiesa del Signore che sarà rapita. Se abbiamo capito questo, capiremo facilmente allora che la tendenza dei movimenti attuali di riconciliazione tra chiese, è non solo riduttiva, ma anche fuorviante e dannosa. Il concetto di ecumenismo, oggi alquanto politicizzato, è diventato un mutuo riconoscimento tra chiese e religioni diverse, ma senza cambiamenti effettivi nei loro comportamenti dottrinali. Cioè senza conversioni vere. Questo significa che, per ipotesi, se una chiesa nutre una eresia-idolatria, come ad esempio nella chiesa di Tiatiri,[2] allora la riconciliazione con questa tipologia di chiesa, non è riconciliazione con Dio, ma solo riconciliazione esteriore tra chiese che prima si parlavano poco e adesso fanno un patto di alleanza. Insomma si tratterebbe solo un avvicinamento tra chiese non compatibili; sarebbe solo per un mutuo riconoscimento opportunista. Non può esserci riconciliazione con Dio se una chiesa cristiana, pur conoscendo la Bibbia, insiste a mantenere in se stessa un culto idolatrico. Chi segue un culto che mescola elementi puramente cristiani con pratiche idolatriche (anche se celate dietro filosofie o teologie ambigue); sarebbe come se davanti al Signore si prostituisse all’idolo. E qualsiasi chiesa, anche se priva di idolatria, si unisse a una realtà simile, diverrebbe essa stessa corrotta. Non sarebbe più una Chiesa-Sposa del Signore pura, ma una chiesa contaminata nella sua essenza; e dunque rischierebbe di venire rigettata."
Le intenzioni a lungo termine perdono l’obiettivo centrale
Durante una recente intervista
televisiva, un pastore di una chiesa evangelica carismatica ed ecumenica, che
se non erro si fonda sul principio della “riconciliazione” ed era amico del
papa recentemente scomparso, ha parlato dell'importanza di "percorsi di
riconciliazione". Questa espressione mi ha portato a riflettere su come
tali percorsi possano richiamare altre riconciliazioni storicamente in corso da
millenni, come quelle tra cristianesimo e islam, ebraismo e cristianesimo, o
altre fedi religiose. Percorsi che, ipoteticamente, potrebbero protrarsi per
altri millenni, ammesso che nel tempo trovino delle soluzioni.
Da questa riflessione nascono due considerazioni. Primo, è importante interrogarsi sulla reale volontà, da parte delle chiese, di intraprendere un cammino di cambiamento che le avvicini a una relazione autentica con Dio. Secondo, alla luce della possibilità che ci stiamo avvicinando agli ultimi tempi, percorsi teologici e filosofici ipotetici di lunga durata sembrano meno rilevanti. In un momento così cruciale, diventa essenziale focalizzarsi su una riconciliazione che sia autenticamente con Dio, anziché su alleanze tra chiese che rischiano di rimanere formali e prive di profondi cambiamenti spirituali.
Conclusione
Quando una chiesa non mette in
discussione la propria dottrina, ma vuole lo stesso fare alleanze con altre
chiese, allora ciò che cerca è un qualche vantaggio personale; non sta cercando
una vera riconciliazione con Dio. Esprimendo il mio pensiero in modo brusco: se
una chiesa non cerca prima di tutto la riconciliazione con Dio, non mi
interessa frequentarla.
Il rapporto giusto con Dio poi, non è mai
di etichette, ma di cuori, cioè di persone. Nicodemo era un membro del
Sinedrio, il consiglio religioso e civile dei Giudei. L'incontro tra Nicodemo e
Gesù, narrato nel Vangelo di Giovanni (capitolo 3), è emblematico per
sottolineare che la conversione non avviene mai in modo collettivo o "a
blocchi". Nicodemo, pur essendo un fariseo e un leader religioso, si
avvicinò a Gesù di notte, in un contesto intimo e personale, cercando risposte
profonde sulla "nuova nascita" e sul Regno di Dio. Questo episodio
evidenzia che la vera conversione è sempre frutto di un rapporto personale con
Dio, un dialogo diretto e sincero che tocca il cuore e la coscienza
individuale. Nicodemo rappresenta un esempio di come anche chi appartiene a
strutture religiose consolidate possa intraprendere un percorso di
trasformazione spirituale, non attraverso imposizioni esterne, ma grazie a un
incontro autentico con la verità divina. Per questo non mi pare il caso di
accanirsi su alleanze a tutti i costi tra dottrine di chiese diverse. I discorsi
teologici dottrinali stanno a zero. Quando invece due persone
(indipendentemente dalla chiesa che frequentano) sentono lo stesso desiderio di
riconciliarsi con Dio, allora si, è bene che facciano percorsi insieme.
Ovviamente non si tratta di un vestito vecchio rattoppato con stoffa nuova
perché non durerebbe nemmeno una settimana. Un riconciliazione con Dio
presuppone che prima non si era riconciliati, dunque non si tratta di un
cambiamento intellettuale, ma di un reale mutamento della persona con coraggio ed impegno di fede in Dio, più
che nella istituzione.
[1] 2Corinzi
5:1 Sappiamo infatti che se questa tenda, che è la nostra abitazione
terrena, viene disfatta, noi abbiamo da parte di Dio un edificio, un'abitazione
non fatta da mano d'uomo eterna nei cieli. 2 Poiché in
questa tenda noi gemiamo, desiderando di essere rivestiti
della nostra abitazione celeste, 3 se pure saremo trovati
vestiti e non nudi. 4 Noi infatti
che siamo in questa tenda gemiamo, essendo aggravati, e perciò
non desideriamo già di essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è
mortale sia assorbito dalla vita. 5 Or colui che ci ha formati
proprio per questo è Dio, il quale ci ha anche dato la caparra
dello Spirito. 6 Noi dunque abbiamo sempre fiducia e sappiamo
che mentre dimoriamo nel corpo, siamo lontani dal Signore. 7 Camminiamo
infatti per fede, e non per visione. 8 Ma siamo fiduciosi e
abbiamo molto più caro di partire dal corpo e andare ad abitare con il
Signore. 9 Perciò ci studiamo di essergli graditi, sia che
abitiamo nel corpo, sia che partiamo da esso. 10 Noi
tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché
ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel
corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male.
[2]
In Apocalisse 2:18-29 che potete approfondire alle pagg 61-74 del nostro
libro sull’Apocalisse in https://drive.google.com/file/d/1jGTaD5pGNYGK4uuPZivVCY8wYegcf9SL/view?usp=drive_link
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