Il Dispiacere di Dio nel Constatare la Nostra Durezza

 -di Renzo Ronca 26-6-25

 

Isaia 1:5 "Per quale ragione colpirvi ancora?

Aggiungereste altre rivolte.

Tutto il capo è malato,

tutto il cuore è languente." 

 Quanta amarezza in questa frase di Isaia! 

La generazione umana è irriconoscente verso Dio Padre che l’ha creato e predisposto all’eternità accanto a Sé. L’uomo è rimasto allo stato adolescenziale come i nostri progenitori in Genesi: disubbidiente, vuol fare da solo e, se pungolato nella coscienza, prima cerca di nascondersi, poi scarica la colpa su chi gli sta vicino addossando la responsabilità al Signore stesso. Costretto a ubbidire lo fa di malavoglia, mormorando accumulando rancore, continuando a non capire l’altezza della responsabilità che dovrebbe avere, finendo per perdersi in ciò che è male, come Caino.

Dalla creazione ad oggi lo sguardo di Dio è rimasto benevolo come quello di un Padre, mantenendo un rimanente fedele, ma quanto dispiacere c’è in Lui nel vederci così caparbi!  

Vengono in mente tanti richiami: in Osea 11:7 dice: "Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo". Questo passo esprime la frustrazione di Dio di fronte alla difficoltà del Suo popolo di rispondere alla Sua chiamata e di elevarsi spiritualmente. 

Il Signore fa di tutto per avvicinarsi e avvicinare l’amata creatura umana; in Isaia 7:10-16  cerca spingere il re Acaz a chiedere un segno importante che l'Eterno voleva dare, ma la falsa fede legalista è come un rifiuto a Dio stesso; infatti dice “la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica” (2 Cor 3:6). lo Spirito di Dio, porta vita, libertà e comprensione. L’atteggiamento ottuso del re Acaz impedì la comprensione di un segno importante che Dio realizzò comunque, non più partendo dall'alto, dal re come capo, ma dal basso, rivolto a tutto il popolo, cioè la nascita di “Dio-con-noi” da una vergine di Israele, molto tempo dopo. 

Dio incarnato in Gesù cercò di far sollevare lo sguardo del Suo popolo, ma a parte un pugno di uomini a fatica tenuti insieme, chi restò? Chi capì? Gesù stesso si rese conto della limitatezza ingrata dell’uomo quando, pur avendo spiegato tutta la Sua missione e le profezie disse: “…Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18:8). Onestamente è difficile dare una risposta.

 E allora cosa possiamo fare o dire noi oggi che invece di inginocchiarci e chiedere perdono andiamo verso Dio presentando con orgoglio in nostri diritti?

 Riporto una breve riflessione che mi ha mandato una sorella di fede in merito alla frase riportata all’inizio di Isaia 1:5

«Ringrazio il Signore perché Lui conosce meglio di chiunque il cuore dell’uomo. Sa che niente lo può cambiare. Solo l'intervento miracoloso di Dio lo può.»

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